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  La stesura del nuovo Piano di Governo del Territorio potrà essere, se colta nell'ottica di una miglior qualità della vita futura,  un'opportunità di rinascita della nostra città.
 Spesso l'esperienza di tante, troppe, città di medie dimensioni come Brescia,   diviene nell'atto della programmazione del PGT un insieme di norme e tecniche urbanistiche che non tengono conto, se non nelle enunciazioni, di una visione di città come società locale  che sappia valorizzare la dimensione economica politica e culturale ma soprattutto l'idea di città  come luogo di aggregazione. 
 Vi è quindi la necessità di scongiurare la rottura della struttura dei rapporti sociali, ricercando pur nel contesto di città di mantenere laddove presenti e ricreare dove scomparsi equilibri riscontrabili nelle prime formazioni sociali.
 Brescia città industriale per eccellenza sta attraversando un profondo cambiamento che tuttavia non gli consente di negare la sua origine industriale e il suo radicamento  commerciale e  artigianale e che con la chiusura dei negozi e delle attività artigiane fanno gridare alla morte del centro divenendo  il sintomo di una trasformazione che definirei malessere profondo del tessuto sociale.
 La sfida dunque è quella di ridare a Brescia (e non solo al centro) un'anima, con la consapevolezza che gli spazi esistono solo se vissuti.
 La valorizzazione del patrimonio culturale, ad esempio,  consentirebbe  il recupero della filiera di attività artigianali e commerciali di alto livello  come incisori di oro e argento, lavorazioni del vetro, restauratori,  è impensabile però pretendere insediamenti di questo tipo senza un  intenso rilancio di un turismo culturale che alimenti tutto l'anno e non solo in occasione di specifici eventi  queste attività. 
 L'implementazione, di una attività residenziale universitaria diffusa e non  concentrata, così da meglio  distribuire il vissuto, attraverso il recupero di immobili da troppo tempo fatiscenti, facilitati da una specifica agevolazione impositiva,
 Una Brescia che sappia essere attrattiva non solo per  gli utilizzatori giornalieri, i cosiddetti city users  fruitori e al tempo stesso divoratori di mobilità, ambiente e servizi.
 Un nuovo e più diffuso neolocalismo  quindi   consentirebbe o dovrebbe consentire nuove forme di decisioni condivise, pianificazione partecipata tra i vari portatori di interessi superando almeno idealmente decisioni verticistiche e gerarchiche, facendo attenzione che detti processi partecipati non divengano strumento di legittimazione di un processo che viene deciso altrove.
 In conclusione pianificare andando oltre calcoli, percentuali e necessità di bilancio ridisegnando la città guardando al passato con una visione del  futuro che sappia andare oltre l'arco temporale di legge.
 Sono certo che il Sindaco Paroli, con la sua capacità di ascolto, saprà coniugare necessità e previsioni di Piano con saggezza e lungimiranza.
 
  Dott. Enrico Mattinzoli
 Presidente Associazione Artigiani  |