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 Nr.9 del 23/04/2007
 
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L'Ermitage in trasferta. A Ferrara
L'architetto Bartolomeo Rastrelli era parigino. Figlio di un grande scultore. Con il quale si recò, nell'anno 1716, a Pietroburgo. Nel 1741, all'età di 41 anni, divenne il protagonista dell'architettura russa. Creò, addirittura, il cosiddetto "barocco Rastrelli", autoctono russo.


   il Castello Estense di Ferrara


Realizzò palazzi e conventi nei quali compare la vivace policromìa che è un omaggio dell'architetto al gusto russo. Questo fasto si esprime, soprattutto, nel palazzo Carskoe Selo, costruito negli anni dal 1752 al 56. Un palazzo, oggi Puskin, con numerosi padiglioni che si estendono nel parco dello stesso, dei quali sussiste l'Ermitage. Il più grande museo della Russia. Fra i più grandi del mondo. Sistemato in una serie di palazzi del XVIII-XIX secolo, che costituivano la residenza della corte imperiale degli zar, fino al 1917. Palazzi posti tra la piazza del Castello (Dvortsovaja ploscadj), la via Chalturin (Chalturina uliza) e il lungofiume Castello (Dvortsovaja nab.) Tra essi lo stupefacente Zimnyj Dvorec, il Palazzo d'Inverno, costruito nel decennio 1754-1764, sempre da Rastrelli, e altri tre edifici chiamati convenzionalmente Piccolo Ermitage, Vecchio Ermitage e Nuovo Ermitage. Quest'ultimo comprende anche il teatro dell'Ermitage. Tutti questi edifici sono collegati fra loro da passaggi e gallerie pensili e formano un complesso architettonico di particolare suggestione.
1764. L'imperatrice Caterina II comperò 225 quadri dall'antiquario berlinese Gotzkovski. Altri acquisti si aggiunsero ben presto a questo. Meglio, intere collezioni: Koblenz nel 1768, Brühl l'anno successivo, nel 1772 la collezione Crozat, dalla Francia, nel 1779, dall'Inghilterra, la collezione Walpole. Ancora dalla Francia, si andò ad aggiungere la collezione Baudoin. Nel 1781.

1796. Muore l'imperatrice. Di origine tedesca, Caterina II aveva sposato Pietro III, cui era succeduta nel 1762, dopo un colpo di Stato. Con la morte dell'imperatrice, il museo di San Pietroburgo – così chiamato dal Pavillon de l'Ermitage, prolungamento del Palazzo d'Inverno per ospitarvi la propria raccolta di opere d'arte –, continuò nella raccolta di altre collezioni ad opera dei successori di Caterina. Essi fecero costruire nuove ali al palazzo e risistemare gli interni degli edifici già esistenti. Ad esempio, lo zar Nicola I aggiunse, nel 1851, il Nuovo Ermitage con il teatro. Egli era un mecenate illuminato, appassionato del Rinascimento italiano. Capace di dare vita e di alimentare questo museo, fra i più grandi e i più belli del mondo. Egli faceva acquisti di statue e dipinti direttamente, come nel 1845, durante un suo viaggio «privato» in Italia. Si lasciava guidare, nella scelta dei capolavori per le nuove sale dell'Ermitage – primo museo imperiale aperto al pubblico, inaugurato nel 1852 –, dal suo gusto personale più ancora che dai consigli degli esperti. Lo zar Nicola I aveva un modello di collezionismo molto «alto», ben lontano dai metodi predatorii dell'èra napoleonica. Egli fece sua la collezione dei Barbarigo di Venezia. Undici anni dopo, acquistò la raccolta archeologica romana del marchese Campana di Roma. Alcuni anni dopo comperò anche la Madonna Litta di Leonardo, dalla nobile famiglia patrizia milanese dei Litta, famiglia risalente ad un Balzarino, sin dal 1258. Nel 1870, a Perugia, acquistò la Madonna del Connestabile, di Raffaello. Insomma, un munifico mecenate. Oppure fra coloro che provvidero a rimpinguare d'arte l'Ermitage, Alessandro I, che acquistò il contenuto della Malmaison di Versailles, già proprietà della prima moglie di Napoleone. L'ultimo importante acquisto fatto dall'Ermitage fu la collezione di pitture fiamminghe e olandesi dell'esploratore russo Sem'onov-T'ansanskij, nel 1915.

1918. Dopo la Rivoluzione, i palazzi dell'Ermitage e le collezioni furono dichiarati beni nazionali. Da quel momento al museo confluirono il meglio dei palazzi imperiali fuori città. E anche le raccolte delle grandi famiglie principesche e delle ricche famiglie borghesi della Russia.
Nel periodo fra le due guerre mondiali, arrivarono all'Ermitage molti reperti archeologici di missioni di studio inviate in Asia. Preziosissimi.
Oggi, l'Ermitage presenta milioni e milioni di pezzi fra le numerose e ricchissime collezioni, materiali relativi alla preistoria russa, all'oriente, all'antichità classica e all'arte europea. Quadri e sculture, opere grafiche, ritrovamenti archeologici, monete e medaglie e oggetti di arte applicata. Insomma, una notevolissima serie di capolavori. Che sono ripartiti in 400 sale le quali si estendono su 24 chilometri di percorso.
Tanto bengòdi culturale arriverà in Italia. A Ferrara. Città d'arte e di cultura. Che è stata scelta, da San Pietroburgo, per aprire nel nostro Paese, un Centro studi che si chiamerà Ermitage Italia. Ci sono già altri centri: a Londra, Amsterdam e Las Vegas. Questo di Ferrara, che si aprirà il prossimo ottobre, diverrà il capofila di una rete di relazioni che si estenderà a tutta l'Italia. Sarà destinato al restauro e ad attività di ricerca, di formazione professionale e ad esposizioni.
La città estense ha vinto la gara per l'accordo con l'Ermitage dopo aver battuto altre città italiane (Mantova e Verona, Venezia e Torino) e diversi Paesi del Mediterraneo che erano in corsa per la prestigiosa assegnazione. Ferrara ha saputo distinguersi, fra tutti i concorrenti, non solo perché è una piccola città che suscita una incondizionata ammirazione per la sua dimensione che la vuole a misura d'uomo, ma anche perché, tutta restaurata com'è, è davvero pervasa di un ammaliante incantamento. Si potrebbe dire una città quasi perfetta nella sua seduzione. Perciò è stata riconosciuta la giusta cornice per gli inestimabili capolavori del grande museo pietroburghese. Il cui direttore, il professor Mikhail Piotrovskij, uno degli intellettuali più raffinati della Russia, ha visto nel gioiello ferrarese del Castello Estense la sede ideale per le opere dell'Ermitage, per le quali verranno organizzate mostre – all'incirca una ogni due anni. Così come nei prestigiosi palazzi estensi, nelle geometrie perfette della sua pianta, nei capolavori di arte, nella biblioteca Ariostea, nella Università estense che lavorerà in sinergia con la più antica e celebre università europea, quella di Bologna, si aprirà dunque questa collaborazione. Che vedrà una prima mostra nel 2008 sulla pittura ferrarese del Cinquecento, per proseguire, nel 2010, con una mostra dedicata all'arte islamica. Sullo sfondo, la città tutta. Con la sua tipica e caratteristica vivacità culturale. Pronta a catturare ed irretire tutti coloro che si dispongano con «intelletto d'amore», come avrebbe detto Dante, la cui madre era di famiglia ferrarese, a godere la tranquillità e i silenzi metafisici, le bellezze naturali e artistiche dei suoi eventi culturali di rilevanza internazionale.


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