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Il problema dei problemi
La fame nel mondo. Un dramma. Ogni giorno. Vecchio non di secoli, ma di millenni

Che ci mette davanti la nostra ipocrisia, perché noi fingiamo ancora di stupirci. O di indignarci. Sappiamo bene che nel mondo di oggi, ogni giorno, poco meno di venticinquemila esseri umani muoiono di fame. È la stima più bassa; stime ancor più significative parlano di numeri ben più drammatici che, se fossero veri, dovrebbero far inorridire ciascuno di noi: parlano di trentacinquemila, cinquantamila, addirittura centomila persone che, ogni giorno, periscono perché manca loro il cibo per vivere.
Così, come sempre, aiutati dai mass media che rimuovono e dislocano l'attenzione su aspetti del tutto marginali del vivere quotidiano, il terribile e drammatico problema della fame nel mondo viene accantonato. Anche perché – è bene dirlo –, noi facciamo parte di quel quarto di umanità che da mangiare ne ha. Anche troppo. Pertanto, perché mai dovremmo preoccuparci di chi da mangiare non ne ha e muore di fame?
Una tragedia ineluttabile (almeno sembra), perché se ne parla da sempre, ma senza trovare soluzione alcuna. Oltre un miliardo di persone ne è colpita. È la prima causa di morte. Che porta, con sé, assurde contraddizioni: il settantacinque per cento di chi vive in condizioni di estrema povertà, risiede in aree rurali, dove le risorse di cibo dovrebbero essere più accessibili.
La nostra è un’epoca di abbondanza senza precedenti e, a provocare la fame, sono le politiche ingiuste, lo sfruttamento, soprattutto l'indifferenza. Ed ancora, l'agricoltura industriale su vasta scala che penalizza i piccoli produttori; le multinazionali del cibo che fanno la parte del leone; l'utilizzo della terra per scopi non alimentari, come la produzione di biocarburanti…
Problema annoso, la fame. Un dramma di cui non tutti conoscono la portata. Cosicché ben pochi si sentono toccati dalla tragedia della fame, della povertà, della malattia. Questo perché, evidentemente, il sottosviluppo è considerato normale. Purtroppo. Perdipiù, mai come nella nostra epoca sono fruibili conoscenze e tecnologie in grado di debellare la povertà. Manca proprio la volontà politica, perché anche laddove si manifesta, è fatta di briciole demagogiche e "buoniste".

Attorno agli anni Settanta del secolo scorso, la Terra contava tre miliardi e trecento milioni di individui. La FAO (Food and Agricultural Organisation), ci diceva che morivano di fame, nel mondo, 35 milioni di persone. Ogni anno. Oggi siamo 7 miliardi e quanti muoiono di fame l'abbiamo visto più sopra.
Negli anni Settanta, solo il 28 per cento della popolazione mondiale (poco più di un quarto), disponeva delle 2700 calorie giornaliere al di sotto delle quali si parla di malnutrizione e sottoalimentazione. Persone cioè che assumono da 2200 a 2700 calorie al giorno. Era un tempo nel quale il 12% della popolazione (cioè tutti gli altri) fruivano di meno di 2200 calorie giornaliere. Persone da considerare, pertanto, affamati.
Negli anni Ottanta e Novanta le condizioni climatiche sono rimaste quasi normali. Si è invece vistosamente accentuato il degrado ambientale. Con la conseguenza che i suoli fertili sono diminuiti in modo vistoso.
Oggi, ogni giorno (cioè ogni 24 ore) muoiono poco meno di trentamila bambini sotto i cinque anni: spirano per malattie prevenibili; su sette miliardi che abitano la Terra, tre miliardi di persone sono al limite della sopravvivenza, soprattutto in Africa. E su sette miliardi di persone che abitano la Terra, tre miliardi sono al limite della sopravvivenza.
L'OMS (L'Organizzazione mondiale della sanità) ha sempre parlato nei suoi Rapporti sulla salute nel mondo assegnando alla povertà estrema il titolo di "peggior killer del mondo"; il primo responsabile di malanni e sofferenze per tanta gente sulla faccia della Terra. Insomma, la fame nel mondo continua ad essere la vergogna di quel "quarto" di umanità che tocca con mano la profonda immoralità di questa drammatica situazione.

Ermanno Antonio Uccelli


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