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 Nr.12 del 21/05/2007
 
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Brozzo e Cesovo da salvare


L’amore alla propria piccola patria, cioè al paese natìo, magari da rendere più bello, ridente, accogliente e vivibile, attraverso il risanamento del centro storico, l’accurato restauro degli edifici, la tinteggiatura delle pareti esterne delle case e degli infissi ecc., la posa di fiori e piante anche sempreverdi, si esprime tramite la salvaguardia e valorizzazione delle memorie storiche e del patrimonio artistico.
Si propongono alcune priorità per due dei tre nuclei originari che costituiscono il Comune di Marcheno, già “Castellanza de Lé” (Aleno).



PER BROZZO


Sarebbe assai bello – risanato con urgenza il tetto - poter rivedere o recuperare le cromie antiche della facciata settecentesca della chiesa parrocchiale dedicata a S. Michele arcangelo, difensore – tra l’altro - contro le valanghe e le inondazioni. Nel corso del 1900 varie ridipinture si sono succedute ed hanno deturpato la bellezza del prospetto del sacro tempio, con l’aggiunta di figurette banali; nell’arco del decennio del nuovo parroco don Giuseppe Rossi sicuramente si potrà intervenire a risanare ed abbellire la facciata, che spicca al di là del ponte sul Mella; sono da sistemare e pulire gli intonaci delle pareti laterali della parrocchiale stessa.
Nella vecchia canonica, precisamente nella saletta già adibita alle sedute della terapia riabilitativa degli handicappati, s’ammira un affresco seicentesco, riproducente S. Michele arcangelo, patrono di Brozzo, dipinto sul soffitto, che merita un’opera di consolidamento e pulitura. Chissà che l’Amministrazione Provinciale di Brescia intervenga a rimettere in sesto la malandata santella in località Biù, che risale alla fine del 1600…Da alcuni mesi era stata ingabbiata anche a difesa dell’incolumità di coloro che transitano nelle sue adiacenze. Perduto è il suo affresco che rappresentava, manco a dirlo, il protettore S. Michele arcangelo e le Anime del Purgatorio.
Chissà che i buoni parrocchiani di Brozzo intanto provvedano a rimuovere dalle pareti esterne della nuova canonica l’orrenda strollatura, che è un ricettacolo di polvere e di sporco.



PER CESOVO


In località Purù c’è un’antica cascina, ornata da affreschi, uno dei quali medioevale, molto frammentario, che rappresenta la Madonna col Bambino; sulla parete occidentale spicca una copia sei-settecentesca della Madonna delle Grazie di Brescia (ossia della Natività di Cristo, veneratissima nel Santuario adiacente alla Basilica cittadina detta delle Grazie).
La settecentesca chiesa parrocchiale di S. Giacomo conserva opere d’arte di notevolissimo pregio. La sua facciata merita un risanamento ed una pulitura, così i raffinati stucchi ed i capitelli delle lesene che ornano l’interno. Sconciata da ritocchi grossolani, alcuni risalenti a 50 anni fa, è la pala originaria dell’altare laterale di destra, già dedicato a S. Antonio di Padova, poi intitolato al Sacro Cuore. Si tratta di un dipinto ad olio della seconda metà del 1600, realizzato da Giacomo Gaioni detto Bate, artista molto attivo in Valcamonica, che ha rappresentato la Madonna col Bambino in gloria, S. Antonio di Padova e S. Carlo Borromeo; al medesimo periodo risale il Battesimo di Gesù, che pure rivela qualche ritocco infelice; bisognerebbe recuperarne le cromie originarie. Da oltre vent’anni l’organo della parrocchiale è in disarmo. Il parroco don Roberto Zanini ha annunciato che è stato programmato il restauro del prezioso strumento. Come da contratto firmato in Cesovo nell’agosto del 1791, fu commissionato a Giuseppe Antonio Cadei, “Professore organaro” di Rivatica di Paratico sul lago d’Iseo, a spese della Comunità di Cesovo, essendo parroco don Giuseppe Antonio Febrari. La più felice di questa iniziativa, attesa da molti lustri, è la cara Antonietta Bertussi, ultraottantenne, già perpetua del compianto parroco don Bernardo Butturini, la quale da tempo va raccogliendo offerte da parenti, amici, conoscenti anche forestieri, ed ha messo da parte un buon gruzzolo anche con i propri risparmi. Tutti i parrocchiani di Cesovo sono chiamati a finanziare un restauro grandemente atteso. Il rifacimento dello strumento da parte della “Fabbrica d’Organi Bianchetti e Facchetti di Brescia” fu effettuato nell’anno 1900. L’organo è indicato con il numero 24 nel catalogo della ditta stessa. Per un anno sarà trasferito in laboratorio; intanto si potranno risanare gli stucchi del 1700 e tinteggiare le pareti laterali e della volta del presbiterio e della navata, “a gloria di Dio e del patrono, l’apostolo S. Giacomo”, come giustamente rimarca l’Antonietta, che – per il suo grandissimo amore a Cesovo e non solo – meriterebbe un riconoscimento pubblico.

Carlo Sabatti



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