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 Edizione del 05/07/2012
 
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Anno domini 2018
Discorso del presidente unico, del partito unico, del pensiero unico


  


Cari sudditi, e care suddite, e aggiungerei, caro petrolio. Mi rivolgo a voi, non come padre della patria, ma come “tennico”. Vi ho indicato la via, pardon, il lavoro, come qualcosa che vi avrebbe resi liberi. Liberi di versare il settanta per cento del vostro stipendio affinchè le ostriche fossero di giornata, e lo champagne sempre fresco, sul tavolo di noi umili politici, noi che abbiamo dato il sangue, il sangue vostro, perché la nazione che io degnamente rappresento, avesse un sempre maggior numero di auto blu, che abbiamo riverniciato di bianco, in omaggio al santo padre, e , confesso per non dare troppo nell’occhio. Ora, pare che un paio di giornalisti, non piegati a novanta, e per ora ancora vivi, rilascino dichiarazioni che minano arbitrariamente la “demonicrazia” del nostro paese. Io dico a voi, e a questi spacciatori di notizie, a questi figli di Cip e Ciop, nipoti di Cassandra: Guai a voi! Bocche abbaianti falsità vere, questi articoli non si hanno da fare. Guai a voi! Se continuerete a scrivere che nella nostra nazione, due persone su cento campano di politica. Lascereste vostro figlio nello sterco della disoccupazione se poteste infilarlo nel letamaio di un Consiglio regionale? Voi gemelli siamesi da recuperare, o meglio da affettare, dovete sapere che i servizi segreti vi tengono d’occhio. Noi sappiamo che scuola frequentano perfino i figli che non avete ancora generato. Non lamentatevi se le vostre mogli vi lasceranno, abbiamo assoldato una decina di attori televisivi, non resisteranno. Vi ritroverete soli, ad annegare i vostri dispiaceri in brocche di moscato, rimirandovi i rispettivi palchi di corna.
Ma cari sudditi, e care suddette, il caso dei due giornalisti non è un fatto isolato, sopravvivono nel nostro imp… scusate, nazione, altre pericolose sacche di resistenza. Ebbene, noi queste sacche, le saccheggeremo. Ho dato mandato ieri l’altro, al ministro della pubblica d’istruzione, di chiudere ogni e qualsivoglia biblioteca. Le stesse saranno fruibili solo un’ora al mese, e solo ai tesserati del partito unico. La cultura non si mangia, i libri neppure, per comparire bisogna soffrire, e se qualcuno vuole leggere un romanzo, che se lo scriva. Non useremo le vostre tasse per gestire scuole che creano domande a cui noi non vogliamo rispondere. Credere nel vostro presidente, obbedire al vostro presidente, combattere per il vostro presidente, sono gli obbiettivi che ognuno di voi deve perseguire. Saremo al fianco del vincitore, ma come è costume delle italiche genti, siamo pronti a saltare sul carro dell’avversario, nel caso il vincitore si trasformi in perdente. Abbiamo chiuso le scuole, trasformandole in piccole caserme. Non ci servono canne pensanti, ci serve carne da cannone, carne da mitraglia, da fucile di precisione. Noi guardiamo al futuro, i milioni di morti in Afghanistan, Iran, Iraq, Mozambico, Marocco, Somalia, Indonesia, tra duecento, trecento, mille anni, si trasformeranno in petrolio, e questo è bene. Almeno queste razze inferiori serviranno a qualcosa. Il responsabile dei Servizi Segreti Deviati, la mitica SSD, il “penta-colo nello” , Adolfo “Todesco”, mi ha comunicato che i giovani più istruiti stanno diventando un problema. Per la nostra e vostra classe dirigente di ottuagenari, i ragazzi non sono un problema, ma una risorsa. Abbiamo creato fattorie in Sardegna dove potranno vivere, lavorare, sfogarsi e fortificarsi. E qualora ci servisse qualcosa… zac! Di qua un rene, di là un fegato, e perché no, un pulsante giovane cuore, per i nostri corpi affaticati dal logorio della politica. Cari nordici, cari sudici, e cari centralinisti, qualche intellettuale “surrene lanista”, sta diffondendo voci blasfeme sulla effettiva veridicità della mia laurea, vi ho qui riuniti, davanti allo schermo “tele invasivo” per sottolineare, se mai ce ne fosse bisogno, che il mio dottorato è stato regolarmente acquisito in Turkmenistan, Ecco lo scontrino. Cari italiani, è talmente facile circuirvi, che la cosa non mi diverte più. Mi annoia. Tra meno di sei mesi, al compimento del mio novantesimo compleanno, vi lascerò nelle mani del mio delfino, o meglio, del mio salmone, uno che sa risalire le correnti, spero che non rimanga fulminato. E questa sera, quando tornerete a casa, se già non ci siete, date una carezza ai vostri bambini, e una doppia dose di “Ritalin”. Come abbiamo imparato a nostre spese, i cuccioli vanno adulterati da piccoli, e citando Stefano Benni, uno scrittore anarco-cristiano-socialista, recluso con altri psicointellettuali nelle celle frigorifere del Quirinale, sappiate che “vivranno per sempre felici e contenti soltanto i bambini molto obbedienti”.


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