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 Edizione del 24/07/2015
 
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All’ “Ambasciata di Quistello” per far parte della storia
Certo non si può dire che sia dietro l’angolo per chi parte dalla Valtrompia… Eppure nel nostro ultimo passaggio abbiamo percepito anche cadenze venete e piemontesi, persino romanesche
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All’ “Ambasciata di Quistello” per far parte della storia
( VERSIONE TESTUALE )

Pochi locali al mondo riescono a stimolare la fantasia e il gusto come il Ristorante Ambasciata di Quistello, nell’Oltrepò mantovano. E potremmo allora aggiungere che una colazione o una cena tra queste mura valgono davvero il viaggio. Più che un semplice ristorante è un’agorà dove meditare sul cibo e il suo profondo àmbito culturale, più che consumare un pasto qui ci si viene per celebrare un rito e far parte della storia. L’Ambasciata è infatti un sipario aperto sul mondo del gusto e dello stare insieme, spalancato ininterrottamente dal 1978 con due attori di prim’ordine, i due fratelli Carlo (Francesco) e Romano Tamani. Il primo impareggiabile giocoliere di sala; il secondo regista dei fornelli. Presidenti della Repubblica, teste coronate, papi si sono affidati per ricevimenti ufficiali alla esperienza dell’Ambasciata, che ha creato capolavori di gastronomia senza mai perdere lo stretto legame con il territorio: i ciccioli, il salame di Quingentole, il sorbir d’agnoli, i tortelli di zucca, la faraona del Vicariato di Quistello, lo zabaione preparato al tavolo in un tegame di rame solo per citarne alcuni. A chi vi entra per la prima volta l’Ambasciata pare, secondo la definizione che ne diede Lucio Dalla, il bar di Guerre Stellari, uno sfarzoso, spettacolare anfiteatro coperto da un tendone circense sotto il quale trovano spazio mazzi di fiori, zuppiere, tappeti persiani e argenterie varie, cataste di libri, attestati di riconoscimento a corollario di piatti che hanno fatto la storia della gastronomia. Con la modestia che caratterizza i grandi personaggi Romano Tamani ha intitolato il suo recente libro, con la prefazione dell’amico e assiduo frequentatore Vittorio Sgarbi, Diario di un lavapiatti di campagna, raccogliendo aneddoti, racconti e note argute che rendono ancora più piacevole la permanenza all’Ambasciata. Innovazione? La si vada a cercare altrove: i piatti sono opulenti per materia prima e traboccano di storia, ma soprattutto qui si racconta l’autenticità della tradizione. E per quanto riguarda la spettacolarizzazione dei fornelli? Gli chef devono stare in cucina, non in televisione risponde sornione Romano perché il cuoco deve dedicare tanto tempo alle diverse fasi della preparazione di un piatto. Ed è facile seguire dal tavolo la creazione del piatto, dato che l’Ambasciata fu tra i primi ristoranti a proporre la cucina a vista, divisa dalla sala da una semplice vetrata. Allo stesso modo tutti gli aspetti di un pasto sono esaltati all’ennesima potenza: dall’accoglienza di Carlo, calda e sagace, ai sapori netti e decisi, all’atmosfera spesso conviviale che non di rado vede i vicini di tavolo alla fine colloquiare tra loro. L’Ambasciata è da sempre così: con i suoi eccessi, i suoi onirici arredamenti, il desiderio sempre esaudito di rendere unica un’occasione, un momento da ricordare. Insomma, un luogo davvero unico nel panorama della ristorazione italiana.

Ristorante Ambasciata
Piazzetta Ambasciatori del Gusto, 1
Quistello (MN)
Telefono 0376 619169
www.ristoranteambasciata.com

Riccardo Lagorio


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