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 Edizione del 21/09/2015
 
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A Hiroshima l’ordigno del Diavolo
Il 6 agosto 1945, a guerra pressoché conclusa, esplose dentro la città di Hiroshima “Little Boy” Già prima dello scoppio della bomba atomica, vi era stata in Giappone un’ondata di suicidi o harakiri nelle forze armate nipponiche
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A Hiroshima l’ordigno del Diavolo
( VERSIONE TESTUALE )

Molti ufficiali e soldati si diedero volontariamente la morte, non sopportando la vergogna della disfatta. La deflagrazione del “piccolo ragazzo” diede origine ad un’enorme sfera di fuoco che irradiò milioni di gradi di calore contro Hiroshima. Nello spazio breve di un secondo, 86000 persone arsero vive, 72000 subirono ferite gravissime, 7000 case finirono sbriciolate. Minuscoli frammenti delle stesse furono scagliate in aria, sotto forma di un enorme fungo grigio. A tre chilometri dal centro dell’esplosione la pelle nuda fu bruciata, e l’aria si riempi di schegge di vetro, metallo, cemento. Alcuni avevano l’epidermide che penzolava dal volto e dalle mani. Qualcuno vomitava camminando. Molti erano nudi o con gli abiti a brandelli. Su alcuni corpi scoperti le ustioni avevano impresso delle trame, segni di spalline, di canottiere e di bretelle, e sulla pelle di alcune donne, le forme dei fiori stampati sui kimoni che indossavano in precedenza. Altri abitanti avevano gli occhi e il volto completamente liquefatti. Pareva assurdo che una sola bomba potesse provocare una simile apocalisse. Di molti esseri umani non rimasero che le ombre fissate sui pochi brandelli di mura.
Gli effetti causati dall’esplosione del potente ordigno, purtroppo, non si estinsero nel breve termine. Mano a mano che il tempo passava ci si rese conto, che i danni non erano solo quelli visibili e tangibili, ma che si protraevano nel tempo colpendo indistintamente, bambini, giovani e vecchi. Il danno fu incalcolabile e imprevedibile. Le persone colpite dall’esplosione, ma ancora vive, cominciarono a manifestare pericolosi sintomi, malessere generale, affaticamento fisico, mal di testa, nausea, vomito, anoressia, diarrea, febbre, anemia, perdita dei capelli, ferite ed ustioni su buona parte del corpo. Alcuni si tolsero la vita, altri, rimpiansero di non essere morti in quel maledetto infame secondo, quando quei mille soli arsero come torce i loro simili. Seguirono effetti postumi gravissimi, leucemie, tumori di vario genere, deformazione nei bambini e nei feti, che avevano assorbito le radiazioni al momento dello scoppio. Alle vittime, oltre alle cicatrici del corpo, rimasero indelebilmente scolpite le ferite dell’anima. Le ragazze che al momento dell’esplosione erano poco più che bambine, evitarono di sposarsi. Su di loro pesava il sospetto, e la paura di mettere al mondo figli deformi. Nella poesia di Nazim Hikmet, “Girano, girano i reattori atomici”, c’è un verso toccante: “… e una ragazzina muore nel 1960 a quindici anni, per essere nata Hiroshima nel 1945…”.
Fu il progetto “Manhattan” a gettare i semi affinché germogliasse l’ordigno del Diavolo, la bomba atomica. Per arrivare alla messa a punto finale della stessa, furono necessari ingenti sforzi scientifici, economici e tecnologici. Innumerevoli furono le tappe che condussero alla realizzazione di “Little Boy”. Non furono solo Hitler o Stalin gli unici mostri della Seconda Guerra Mondiale. Hitler con i suoi numerosi campi di sterminio, e Stalin con le sue tragiche deportazioni in Siberia, seguite quasi sempre da morti atroci per la fatica e per il gelo. A Kolima si doveva lavorare fino a 50 gradi sotto zero. Mostri, furono anche gli americani, che si avvalsero di scienziati stranieri( che Dio non li abbia in gloria) per la realizzazione delle due bombe che devastarono Hiroshima e Nagasaki. La lista dei premi Nobel che segue è incompleta e vergognosa. Della squadra facevano parte: Luis Alvarez, Nobel per la Fisica nel 1952, Felix Bloch, svizzero, Nobel per la Fisica nel 1935, Arthur Holly Compon, Nobel per la Fisica nel 1927, Enrico Fermi, italiano, Nobel per la Fisica nel 1938(uno dei direttori tecnici), Richard Phillips Feyman, Nobel per la Fisica nel 1965, Julius Robert Oppenheimer, tedesco, direttore del progetto, Emilio Gino Segrè, Nobel per la Fisica nel 1959. Harold Clayton Urey, Nobel per la Chimica nel 1934, John Hausbrouk Vanvlek, Nobel per la Fisica nel 1977, Eugene Paul Wigner, ungherese, Nobel per la Fisica nel 1963. Non sono i soli, molti altri scienziati collaborarono, forse inconsapevolmente, alla realizzazione di quello che secondo me ha segnato il confine tra l’umano e il disumano.
Molti giornalisti e storici hanno scritto negli scorsi anni, che le bombe su Hiroshima e Nagasaki hanno impedito il prosieguo della guerra, e ulteriori milioni di morti. Nemmeno il Presidente Truman credeva a questo. Truman, non solo voleva porre fine al conflitto con un Giappone già ampiamente sconfitto, ma dimostrare al resto delle nazioni di possedere un’efficace arma “diplomatica” con la quale manifestare tutta la sua superiorità all’altra grande potenza rivale: “L’Unione Sovietica”. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la Russia non rimase inerte, dotandosi anch’essa di un arsenale nucleare. Può darsi che ciò abbia impedito per 70 anni l’avvento della Terza Guerra Mondiale, anche perché la Quarta, come ebbe a scriver e Einstein: “Sicuramente si combatterà con le clave”.
Vi lascio con due poesie, la prima di un poeta vietnamita, che ebbi la fortuna di conoscere nel 1971, la seconda di un poeta della Beat Generation, tratta dall’antologia poetica “Urlo dall’America”.

“HIROSHIMA”

Si sente dire:
Una bomba venti volte
più potente di Hiroshima.
Una bomba cento volte
più potente di Hiroshima.
Una bomba mille volte
più potente di Hiroshima.
Hiroshima è un unità di misura.

“Pilota di Hiroshima”
Da qualche parte in California,
umiliato nel corpo da un cilicio,
un voto di silenzio sulle labbra,
un pilota di Hiroshima cerca di rifarsi una vita.
Se mai decidesse di spezzare la sua pace,
potrebbe parlare di morte per fuoco
che nessun nazista ordinò,
potrebbe dire come l’Atomica
produca molte qualità di sapone d’Auschwitz
e paralumi di Dachau.


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