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 Edizione del 18/12/2015
 
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Lettera a Gesù bambino. Natale 2015
Ola! Nino dei piani alti, come ti butta? Spero che tuo padre non abbia letto la missiva che mi hai spedito a Pasqua, altrimenti ti risbatte qui sulla Terra, e ti tocca ricominciare tutto da capo
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Lettera a Gesù bambino. Natale 2015
( VERSIONE TESTUALE )

Pensavo di aver esagerato nella lettera che ti ho scritto a dicembre del 2014, dicendoti che qui in Italia avevano fondato un tempio pieno di mercanti e farisei ipocriti che si chiama Vaticano. Pare che leggendo giornali vecchi di giorni sugli scandali dei porporati, io passi per un inguaribile ottimista. Leggo anche che sei miliardi di euro veleggiano dalle tasche degli italiani alle saccocce dei vescovi e dei cardinali. Cardinali che hanno acquistato bici elettriche per spostarsi dal soggiorno al bagno, stante i quattro o settecento metri quadri dei loro appartamenti. Alla faccia della Chiesa dei poveri. Sarebbe più appropriato chiamarla Chiesa dei poteri. Mi diceva il nuovo nonno, che di cose ne ha viste più di quelle che avrebbe voluto vedere, che la scelta di Papa Francesco, è stata per la Chiesa un effetto volano. Disertori di diocesi, abbandoni di vocazioni, molte prediche e pochi fatti. Conti segreti allo IOR da sempre, e poco o nessun alloggio - nonostante le migliaia di stanze, di conventi, oratori, e altro, di loro esclusiva proprietà - ai richiedenti asilo, ed a quelli che sfuggono da guerre solitamente accese per questioni di petrolio, oro, uranio,litio, etc. etc. Io capisco che tuo Padre, essendo eterno, ne ha viste di cotte e di crude, ma, scusa, in suo nome stanno sterminando milioni di esseri umani innocenti, giusto per non perdere la faccia, non potrebbe darsi una mossa? Si, lo so che ha l’artrosi, un po’ “D’anzianer” e che si è rotto le scatole di averci dotato di libero arbitrio, e di aver scoperto che l’arbitr(i)o, noi ce lo siamo comprato. Ma tu sei giovane, hai tutta l’eternità davanti, devi aiutarci. Tu e tuo Padre dovreste saperne più di altri, conoscere il futuro, non potete tutti i santi giorni star lì a giocare a bocce sulle nuvole. Io , mio padre, e il nonno, siamo mezzi atei, ma parliamo spesso di te e del tuo sacrificio, però dacci un segno, o perlomeno manda, non come lo scorso anno, un mezzo diluvio, ma una pioggia di acqua salata. Un po’ sul Parlamento, e un po’ sul Vaticano. Voglio vedere le capre, come è successo a mio padre, che vanno a leccare la testa dei vescovi ,dei cardinali, e dei politici tutti. Vorrei che si ritrovassero, come dice il nonno, un po’ di sale in zucca, e che la televisione, l’arma finale del dottor Goebbles, come la chiama mio padre, perdesse un po’ della sua influenza.
Dicembre è tempo di presepi, sai cosa ti consiglio? Torna in incognito qui su questo piccolo globo terracqueo, e ruba di nascosto, in ogni città, in ogni paese tutti i Gesù Bambino che ti rappresentano. Sai il terrore dei terrestri occidentali di ritrovarsi soli con se stessi, senza l’alibi di un presunto Salvatore. Sui giornali a caratteri cubitali scriveranno: “È scomparso Gesù Bambino! I terroristi dell’ISIS hanno compiuto la più terribile delle infamie, da tutti i presepi è scomparso il simbolo della tolleranza, dell’amore, della fratellanza, e dell’innocenza”. Pensi veramente che le persone si interrogherebbero del perché della tua scomparsa? Pensi veramente che la gente dell’occidente si farebbe un esame di coscienza su tutte le cose esecrabili che hanno commesso in Africa, in Asia, in Medio Oriente o in Sudamerica? Non rispondermi, che sto già male di mio. Sono uscito ieri dall’ospedale, niente di grave, solo un piccolo shock consumistico. Che farsa, siamo costretti a consumare, per non essere consumati. Ti racconto come è andata. Io e il nonno, abbiamo trovato in discarica una bicicletta da donna priva della ruota posteriore, questo una settimana fa. Cinque giorni orsono, tre ruote posteriori di altri bicicli. Con questo materiale abbiamo costruito un risciò completo di seggiolino, che il nonno ci ha i suoi problemi di artrite. Completato il triciclo gigante, il nonno mi fa: “Ei, perché non andiamo al supermercato alla periferia del paese?”. Detto, fatto. Abbiamo frantumato il salvadanaio, raccattato i tredici euro che erano all’interno del porcellino di terracotta e ci siamo fiondati nella direzione del nuovo Tempio. All’ingresso delle sbarre magiche, c’era un omone nero con una pistola grossa come il suo braccio, che con due occhi scuri come l’estremità di un fucile del sedici, ci ha fatto: radiografia, tac, ecografia, etc. etc. Per tutto il poco tempo che abbiamo passato all’interno di questa Disneyland, ci ha tampinato come un cane pastore le sue pecore. Non so se perché io indossavo le Nike, però tutte due sinistre, o perché il nonno con il suo vecchio cappotto militare russo lo rendesse sospetto. Dopo che il nonno infastidito, gli ha mostrato la manciata di spiccioli, scuotendoli come fossero chissà quale tesoro, il mastino ci ha liberato della sua presenza. Non ti dico, dopo aver contato alla mia destra settantotto passi di caramelle, cioccolate, praline, e quant’altro, sbirciando con l’occhio sinistro, ho visto enormi scaffali pieni di brioches, torte, salatini, panettoni, colombe pasquali, biscotti di tutte le dimensioni. Era talmente tanto, troppo quel ben di Dio, che dopo i settantotto passi sono svenuto. Mi hanno ricoverato al Pronto Soccorso.
Adesso sto bene, ti lascio con una poesia che parla del Giubileo, scritta nel duemila da un amico di mio papà, l’unico poeta che ha un diploma di sommelier esperto in quantità. Se ti capita in Paradiso, ma sarà difficile, tienilo ad almeno due metri di distanza, quello non ti ubriaca solo di parole. Buona fortuna nino, e se ti avanzano una decina di fulmini, sai dove indirizzarli. Non aspettare l’ISIS, che a Roma non arriva di sicuro. Pare abbiano già allertato la Mafia, l’Andrangheta, la Stidda e la Sacra Corona Unita. Per via di terroristi a noi l’ISIS ci fa un baffo. Ah, dimenticavo, non portarmi doni neanche in questo gelido dicembre, ho parlato col nonno e con il mio papà ieri sera, mentre sgusciavamo una cinquantina di caldarroste. Si discuteva di quanti padri hai. Va bene Dio, va bene lo Spirito Santo, va bene Giuseppe il falegname, che il vecchio ha soprannominato “il cervo”, non so perché, ma che cavolo c’entra Babbo Natale? Il nonno è preoccupato che anche il ciccione con la barba avesse a che fare con la tua nascita. Da buon anarchico, sovversivo, cristiano-comunista, ha decretato: “Vendetta, tremenda vendetta!”. Dato che sono gli adulti a decidere, l’imperativo del nonno è stato: “Armiamoci e partite!”. Che fare, ho costruito un arco di corniolo, sono andato a rubare le penne dal culo delle galline della Pasqualina (una nostra vicina), le ho dipinte con i colori della pace, ho impiumato una ventina di frecce di nocciolo, e approfittando della luna piena, strisciando come un lupo nella notte, sono arrivato in paese, e ho trafitto alle spalle una decina di Babbo Natale attaccati alle ringhiere. Sono buono? Sono cattivo? Non lo so. L’unica cosa che so, è, che quando ti vedo straziato da quei chiodi, con quella ferita nel costato, con quella corona di spine, anche se tu non fossi il figlio di Dio, mi verrebbe da piangere comunque.
P.S. Ho letto che i bambini palestinesi, anche solo di dodici anni, che tirano pietre ai soldati israeliani, possono essere imprigionati e condannati a vent’anni di carcere. Se è davvero quello il Popolo Eletto, tuo Padre deve aver fatto una discreta confusione. Ri-ciao.


ASPETTANDO IL GIUBILEO
(UNA PREGHIERA)

Dobbiamo essere le tue pecore Signore?
Essere tosati, palpati, umiliati,
condotti all’ovile Romano
da trichechi vestiti di rosso?
È questo che vuoi che siano i tuoi figli?
Agnelli senza Fiat,
che patteggiano mutui
per cancellare il peccato di essere poveri?
Sei morto tre milioni virgola cinque di volte
in Corea quest’anno,
di fame e di freddo.
Hai rimpianto la croce in Corea,
quando hai sentito il rumore
dei denti affilati, affamati,
straziare le carni già morte
di infanti abbandonati o venduti
per una manciata di nebbia?
Sono duemila anni che latiti,
e ora che torni Signore,
gli occhi degli Ultimi sono asciutti,
opache biglie di vetro
orfani di tutte le lacrime.


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