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 Nr.16 del 25/06/2007
 
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Ricordo di Don Gian Battista Zani
In Alcune Memorie intorno ai Parroci ed alla Parrocchia di S. Apollonio in Lumezzane omaggio del sacerdote Maratti D. Giuseppe al molto reverendo Signor Sabatti D. Severino novello arciprete di questa parrocchia, datate 14 novembre 1915, si parla di don Gian Battista Zani, decimo arciprete di Lumezzane S. Apollonio

“Nato a Trenzano l’11 ottobre 1876 da Zani Domenico e Coccaglio Serafina, ordinato sacerdote il 9 giugno 1900, dopo essere stato nei primi cinque anni di sacerdozio in qualità di coadiutore prima a Zone, poi a Sale Marasino, il 26 febbraio 1905 da mons. Corna Pellegrini, previo esame privato improvviso ed imposto, venne nominato arciprete di Lumezzane S. Apollonio, dove fece il suo solenne ingresso il 2 aprile 1905 domenica quarta di Quaresima. Piccolo più dell’ordinario, magro, assai barbuto, con una scottatura visibile sopra l’orecchio destro, piuttosto calvo, nervoso, svelto, con due occhi vivissimi ed aperti, tendente allo scrupolo. Questo il suo ritratto.
Ardente anima di sacerdote, iniziò ben subito il suo nobile e fecondo apostolato. Anzitutto accrebbe di numero e sollevò a grande splendore le sacre funzioni. Da lui presero principio il Triduo ad onore del Sacro Cuore di Gesù negli ultimi tre giorni di Carnovale, la festa di S. Agnese per le giovani, la funzioncina del Primo venerdì del mese, l’ora mensile di adorazione, la novena dell’Immacolata, la festicciuola dei Santi Innocenti pei bimbi dell’asilo, S. Anna per le madri.
Ebbe cure specialissime pei fanciulli: per essi si assunse il grave incommodo di far loro recitare le orazioni in chiesa in tutti i giorni di scuola; per essi tentò ripetutamente la Comunione mensile e le domeniche di S. Luigi; istituì il teatro formando e istruendo personalmente gli attori; moltiplicò le ore d’insegnamento del Catechismo; qualche anno sostenne la scuola serale: favorì anche con non lievi sacrifici personali le vocazioni religiose ed ecclesiastiche; insegnò qualche volta i primi elementi della grammatica latina. Caldeggiò vivamente la frequenza ai Sacramentii; massime nel sesso femminile, raggiungendo la media annuale di sessantamila Comunioni.
Fondò la Società Operaia Cattolica di Mutuo Soccorso, concedendo il locale adatto in canonica, riattato poi a spese della società stessa: indirizzò l’istituzione della Cooperativa Posaterie e del Circolo Cattolico. Divise l’oratorio femminile nelle due sezioni per le maritate e per le nubili, e ad ambedue questi rami profuse zelantissima particolare predicazione ordinaria (festiva per le fanciulle, mensile per le madri) e straordinaria (ritiri,esercizi). Nel 1914 istituì pure la Congregazione delle Figlie di Maria, con apposita particolare predicazione. Predicò qualche volta anche ai giovani, ai fanciulli, ai maritati.
La parrocchiale ridusse più decorosa facendo asportare mobili non più convenienti, quadri non liturgicamente collocati, abolendo quasi del tutto i fiori artificiali, che sul principio egli stesso si era dato attorno molto per preparare (le palme sono quasi tutte opera delle sue mani) , e sostituendoli sempreché fosse possibile con fiori freschi. Con gusto buono cercò di riordinare ogni cosa.
Nel 1907 per sua cura venne rifusa la campana più grossa che si era fessa; ed in quella circostanza furon fatte l’inceppatura, le ruote ed i castelli nuovi in ferro anche per le altre campane. Nel 1912 per opera del pittore Cominelli Giuseppe venne riccamente decorata la chiesa parrocchiale, in gran parte delle cui pareti fu levato col piccone e martello tutto l’intonaco di calce e sabbia, e rifatto poi. Ed allora si fece l’altare del Crocefisso, già usato come deposito dei legnami del Triduo, la nicchia per la statuetta di S. Antonio, e furono internate di un buon metro nel lato verso il coro, le cantorie troppo sporgenti. Il pittore Locatelli poi rinfrescò tutte le pitture della chiesa ed eseguì i due affreschi nel volto della platea della chiesa e la tela sopra la porta maggiore. Nel 1913 la parrocchiale stessa fu pavimentata. Venne pure abbellita la chiesa di Premiano, con tinte nuove e dorature in tutto il presbiterio, compreso l’altare, la custodia e la soasa; e sotto il cornicione nel resto della chiesa. Poi fu pavimentata.
La Sacristia parrocchiale, già pavimentata, venne poi arricchita di paramenti e suppellettili nuovi (conopei, pianete feriali e qualche festiva, biancheria ecc.), tutti gli altri furono riparati o rimessi a nuovo, o distrutti.
Noto che fu trasportato il ricamo in oro e fiori del paramento più bello in stoffa nuova. Furono acquistate le statue del Sacro Cuore, del Crocefisso, di S. Agnese; gli stendardi delle Madri, e delle Giovani e nel 1909 il nuovo strato mortuario bianco.
Anche la Canonica conobbe lo zelo di questo arciprete. Noto l’invetriata con i telai in ferro alla così detta Galleria, i cancelli in ferro e tela metallica all’apertura che mettono in giardino e nell’orto, la camera sul solaio, la riquadratura di finestre ecc. ecc.
Provvide a che venisse rifatto lo Stato d’anime stabile. Fu per più anni Segretario della Fabbriceria, il cui Ufficio portò in Canonica.
Ebbe ingegno assai distinto, carattere ardente, ma di prima impressione. Fu predicatore sempre chiarissimo, efficace, anche dolcissimo talvolta, ma per lo più rovente, non rare volte eccessivo. Il suo zelo veramente indefesso, previggente sempre, benché pessimista, gli meritò le più ampie lodi del vescovo mons. Gaggia, nella visita pastorale fatta alla parrocchia nei giorni due e tre agosto - domenica e lunedì- 1914 ed il 9 febbraio 1915 la nomina per promozione ad arciprete parroco nella grossa borgata di Carpenedolo; per la qual parrocchia ebbe il Regio Placet il 27 aprile, e nella quale fece il suo ingresso nella domenica 11 luglio 1915, essendo rimasto a S. Apollonio fino a giovedì otto luglio.
La sua partenza fu sentita in parrocchia come una vera disgrazia. Appena uscite le prime voci del suo possibile allontanamento, più di cento uomini, con a capo il Sindaco Rivadossi, l’ex Sindaco Prandelli, molte Autorità, i Fabbriceri, i preti, si presentarono in Canonica a supplicare l’Arciprete che non partisse. Il Rev. Curato Rovetta gli fece esibizioni a capo. Gli scrissero commoventissime lettere i Giovani Filodrammaticii; le Giovani dell’oratorio, le Figlie di Maria, le Madri, i bambini e le bambine delle scuole e moltissimi privati.
Una Commissione composta dal Sindaco con due Assessori e tre Consiglieri comunali, di due Fabbriceri, un Sacerdote , un Membro della Congregazione di Carità, il Sacrista anche in rappresentanza dei Disciplini e del Circolo Cattolico, il Presidente della Società operaia di Mutuo Soccorso, si portò a Brescia da Mons. Vescovo a presentargli le più vive istanze.Quando la partenza dell’arciprete fu indeprecabile, nella festa anticipata del Titolare S. Apollonio, domenica 5 luglio, una cinquantina di uomini in rappresentanza di tutto il paese ed a nome di tutti si raccolsero nell’Asilo al banchetto di Addio offerto da S. Apollonio al proprio Arciprete. Al levar delle mense chiese la parola il rev. Curato D. Giovanni Rovetta, ringraziò a nome del Clero, delle Autorità e del Popolo il Rev. Arciprete partente pel gran bene qui compiuto, chiese venia per tutti delle nostre mancanze verso di lui, ed in fine presentò un magnifico calice d’argento, pregando che nel calice dei Lumezzanesi avesse a celebrare ogni giorno la santa Messa ed a non scordare mai più il suo diletto primo gregge. Seguirono il Sindaco Rivadossi, il Fabbricere Prandelli, il vice presidente della Società Operaia Bugatti, il maestro Sabatti, [ ossia Silvio Sabatti, figlio di Giacomo, di Magno sopra Inzino ] ed il bambino Becchetti, tutti unanimi nel dire il dolore, la riconoscenza, l’amore di S. Apollonio all’Arciprete Zani. L’arciprete Zani ringraziò, si disse ugualmente addolorato per dover partire, sopratutto, e ben a ragione indicò nel benemerito Curato Rovetta il suo sostegno morale e l’appoggio sicuro in ogni opera intrapresa a bene della Parrocchia.
Durante la vacanza, per grazia di Dio breve, fu economo spirituale il Rev. Professore Sgritta Don Angelo, curato in Valle di Lumezzane, il quale venne tutte le Feste a tenere la Dottrina Cristiana, e qualche altra predicazione, e si prestò quando potè il sabbato per udire le sacramentali Confessioni”, conclude don Maratti.

Carlo Sabatti


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