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Confucio, il fascino della filosofia
Scriveva Jaques Prevert: “Abbiamo sprecato il nostro tempo, ma era un tempo così cattivo. Volevamo mettere avanti le lancette della pendola, ma siamo solo caduti dalla scala”
Leggi l'articolo completo in forma testuale ( clicca qui )



Confucio, il fascino della filosofia
( VERSIONE TESTUALE )

Li ho citati più di una volta questi versi e continuerò a citarli, ne sono profondamente innamorato, anche se le lancette dovremmo riportarle indietro, magari di 2500 anni, fino a re incontrare uno dei filosofi che più mi ha affascinato: Confucio (551-479 A.C.). Originariamente il suo nome era Kong Qiu, trasformatasi poi in Kong Fuzi, ovvero maestro Kong.
Pur essendo di stirpe nobile, la sua famiglia era “decentemente ma atrocemente povera”, e dopo la prematura morte del padre, Confucio fu costretto a lavorare come servo senza rinunciare però allo studio dei libri sacri.
Divenne in seguito, amministratore nel Regno di “Lu”, ma resosi conto che i governanti dopo aver chiesto i suoi consigli, bellamente li ignoravano, abbandonò la sua carica per dedicarsi all’insegnamento, conducendo dal 496 A.C. una vita da filosofo errante.
Dal 483 A. C., a “Lu”, si dedica allo studio ed all’insegnamento orale. Gli unici scritti che ci sono pervenuti, sono dovuti ai discorsi diligentemente raccolti dai suoi discepoli.
Confucio morì nel 479 A.C. , il suo corpo fu seppellito presso il fiume “Si”, a nord della città di “Lu”. Alcuni suoi discepoli portarono il lutto per tre anni. Uno di loro, Zigong, costruì nei pressi della sua tomba una capanna, e vi rimase per ben sei anni, tale era il suo attaccamento al maestro. Mi rendo conto, che quello che avete letto finora, lo avreste potuto trovare in una stesura più ampia e completa su Wikipedia, ho usato questa breve e lacunosa biografia per introdurre alcune delle frasi, dei detti, dei pensieri, di un filosofo a cui sono particolarmente affezionato, pur essendo come scrisse il Manzoni solo un “vile meccanico”. Spero che le parole che seguiranno vi spingano a soffermarvi su di esse e a meditare quanto poco l’essere umano si sia evoluto, e prima di lasciarvi alla lettura, voglio regalarvi una bellissima frase del regista Federico Fellini: “L’uomo discende dalle scimmie, peccato che non sia più potuto risalire.” “Il maestro disse: “Imparare, e continuamente applicare: non è letizia? Amici vengono da lontano: non è allegria? Non essere riconosciuti dagli uomini, e non inquietarsene: non è da signore?” “Il maestro disse: non mi affliggo che altri non mi riconoscano, mi affliggo di non riconoscere gli altri.” “Il maestro disse: You, ti insegnerò che cos’è la sapienza. Quel che sai riconosci di saperlo. Quel che non sai riconosci di non saperlo. Ecco la sapienza.” “Il maestro disse: un uomo non di parola, non so a che valga. Un grande carro senza giogo, un piccolo carro senza traversa tra le stanghe, come si può farli andare?” “Il maestro disse: non mi preoccupo di non venir impiegato. Mi preoccupo di essere in grado di essere impiegato. Non mi preoccupo che non mi riconoscano, cerco di essere degno di riconoscimento.” “Il maestro disse: quando vedete un uomo di valore, cercate di eguagliarlo. Quando ne vedeteuno privo di valore, volgetevi all’interno a esaminare voi stessi.” “Il maestro disse: a chi è al di sopra della media si può parlare anche di cose più alte. A chi è al di sotto della media non si può parlare di cose più alte.” “Il maestro disse: si può far si che il popolo segua, non che conosca.” “Il maestro disse: imparate come se non riusciste a raggiungere qualcosa, come se temeste di perdere qualcosa.” “Il maestro disse: i giovani vanno rispettati, come sapere se in futuro non saranno migliori di noi oggi?” “Il maestro disse: in primo luogo, essere leali e di parola. Non essere amici se non dei propri pari. Quando si sbaglia, non temere di correggersi.” “Il maestro disse: indossare un abito sdrucito di cotone ovattato, e stare fra chi indossa pellicce di volpe e di tasso senza vergognarsi, questo è da signori.” “Le stalle bruciarono. Confucio tornando dalla Corte chiese: ci sono dei feriti? Non chiese dei cavalli.” “Il maestro disse: osi chiedere della morte? Non sai della vita, come vuoi sapere della morte?” “Zigong domandò chi fosse migliore, Shi o Shang. Il maestro disse: Shi va troppo oltre. Shang non arriva. Allora, è superiore Shi? Il maestro disse: andare troppo oltre è come non arrivare.” “Zigong chiese dell’amicizia. Il maestro disse: ammonisci con lealtà e guida con bontà. Se non riesci, desisti. Non umiliarti.” “Il maestro disse: se uno è corretto lui stesso, non avrà difficoltà a governare. Se uno non è corretto lui stesso, come correggerà gli altri?” “Non provo altra gioia ad esser sovrano, se non che ad una mia parola non è dato disobbedire. Se è una parola buona e nessuno disobbedisce, bene. Ma se non è buona e nessuno disobbedisce, non basta quasi per rovinare un paese in una frase?” “Il maestro disse: se uno parla senza vergogna è difficile che metta in pratica quel che dice.” “Il maestro disse: nei tempi antichi si imparava per se stessi. Oggi si impara in considerazione degli altri.” “Il maestro disse: se con uno si può parlare, non parlargli è far torto all’uomo. Se con uno non si può parlare, parlargli è parlare a torto. Il saggio non fa torto all’uomo e non parla a torto.” “ Il maestro disse: il signore cerca in se stesso, il volgo cerca negli altri.” “Il maestro disse: se uno è odiato dai molti, bisogna indagare, se uno è amato dai molti bisogna indagare.” “Il maestro disse: il signore si da pena per la sua incapacità, non si da pena perché gli altri non lo riconoscono.” Circa 2500 anni fa, ma sembra ieri, Confucio alla domanda di un suo allievo: Come sono quelli che oggi ci governano? Rispose: “Ih! Sono come secchi per misurare il riso, non merita parlarne.”

P.S. Io più che Confucio, sono confuso, dalla stupidità umana.
Come ciliegina sulla torta, stante gli avvenimenti climatici che stanno devastando il nostro già disastrato pianeta, vi lascio con una poesia scritta in tempi già sospetti, che ha per titolo Amazzonia. Il testo è di 7 anni fa. Buona lettura.


Amazzonia
(Ultima chiamata per l’homo sapiens)

Manderò una supplica
nei vostri squallidi tribunali,
dai quali son da sempre bandite
le voci dei fiumi, degli alberi,
degli animali,
dei fiori e della pioggia.
Mi servirò del vento
per inviarvi il messaggio.
Ascoltatelo!
Perché il grande mare
che voi chiamate Pacifico
sta ribollendo di rabbia,
e nostra madre la Terra,
(che ha sentito urlare
a sangue la foresta)
vuole scrollarvi di dosso
come fa il cane con l’acqua,
o il lupo con un cucciolo impertinente.
Ascoltatelo attentamente,
poiché non vi saranno altre chiamate
per voi, che vi definite
uomini “Sapiens Sapiens”.


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