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 Nr.22 del 15/10/2007
 
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Il ''fenonemo aborto''
Legge 194: la relazione del Ministro Turco conferma che il “fenomeno aborto” è ormai stabilizzato su cifre aberranti

Alla ministro Turco è stata presentata una relazione sullo stato di applicazione della legge 194 che conferma come l’andamento del fenomeno “aborto” è da anni stabilizzato e mostra solo lievi variazioni in aumento o in diminuzione tra un anno e l’altro. I dati provvisori del 2006 sono, infatti, in leggero aumento rispetto ai dati provvisori (cioè omologhi) del 2005, ma nella sostanza il numero delle interruzioni di gravidanza rimane stabile intorno ai 130mila.
Carlo Casini, Presidente del Movimento per la vita interviene affermando che «questo avviene anche se la diminuzione delle donne in età fertile e la diffusione di un aborto neo-clandestino (pillola del giorno dopo) avrebbero dovuto abbassare le cifre delle rilevazioni ufficiali. Si dice quasi con sollievo che sono le donne straniere ad abortire di più, come se i loro aborti valessero meno o se i bambini extracomunitari fossero diversi da quelli italiani. Dal 1978 sono quasi 4 milioni e 800mila le Ivg (Interruzioni volontarie di gravidanza) registrate ufficialmente e che non tengono conto, come è ovvio, della clandestinità vecchia (sempre praticata, come il caso di Villa Gina dimostra) e nuova (Norlevo). Sono cifre per le quali c'è da chiedersi come può il ministro Turco dire che va tutto bene, che la legge 194 è un’ottima legge che non richiede variazioni neppure per rendere applicate le parti preventive? Come può pensare di limitarsi a ritoccare i termini della vita autonoma del feto (iniziativa pure necessaria) nelle linee guida?
Il Movimento per la vita afferma perciò che «è necessario modificare l’azione dei consultori affinché nel loro lavoro diano la preferenza alla vita che rappresenta l’interesse sociale, culturale e perfino demografico del Paese. Alcune riforme pure importanti, possono addirittura essere introdotte per via amministrativa senza immaginare sconvolgimenti legislativi ma dando risalto al problema cambiando il modo di elaborare la Relazione annuale nella quale riportare non solo il numero dei morti (gli aborti), ma anche quello dei vivi (bambini sottratti all’aborto attraverso la solidarietà pubblica e privata alle loro madri o che venga introdotto il riscontro diagnostico sugli embrioni abortiti in caso di presunta malformazione.

Franco Piovani


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