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 Nr.23 del 22/10/2007
 
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VENDEMMIA 2007: I DATI DEFINITIVI DELL’ASSOCIAZIONE ENOLOGI ENOTECNICI



  



   Il Ministro delle Risorse Agricole De Castro con il dott. Martelli


Il punto sul settore vitivinicolo italiano


I dati riportati in questo dossier sono quelli definitivi sulla produzione di uva e di vino 2007, elaborati dalla Direzione generale di Assoenologi. Essi si inseriscono in un contesto nazionale, europeo ed internazionale. Per questo, prima di passare alla loro spiegazione, si ritiene opportuno fare un sintetico quadro della situazione vitivinicola italiana, ovvero su produzione e mercati.


La quantità diminuisce e la qualità aumenta


La produzione mondiale di vino, sulla base della media del triennio 2004/2006, è di circa 300 milioni di ettolitri, di cui 170 provengono dai Paesi dell’Unione Europea, che produce pertanto poco meno del 60% del vino mondiale. Il 17% della produzione mondiale ed il 30% di quella comunitaria “parlano ancora italiano”. Scriviamo “ancora” poiché la media delle nostre produzioni è diversa a seconda dei periodi considerati. Essa, infatti, è di 61,7 milioni di ettolitri se riferita al decennio 1987/1996, cala a 51,4 milioni di ettolitri se rapportata al periodo 1997/2006, per diminuire a 48,4 milioni se calcolata sugli ultimi cinque anni.
Parallelamente è mutata la superficie di uva da vino che nel 1980 era di 1.230.000 ettari, nel 1990 era scesa a 970.000 ettari ed oggi è di 792.000 ettari. Negli ultimi quindici anni si sono persi 178.000 ettari di vigneto, poco meno di quanti ne hanno oggi il Piemonte e la Sicilia insieme.
Un dato preoccupante? Da una parte sì, visto che mentre noi spiantiamo altri piantano e conquistano i mercati; da un’altra no perché la nostra viticoltura si è specializzata eliminando il superfluo a vantaggio di un sensibile e riconosciuto miglioramento qualitativo.

Il comparto in cifre


Il business dell’intero settore vitivinicolo è di 10 miliardi di euro, di cui circa 3,2 miliardi dati dall’esportazione. A questo si devono aggiungere almeno altri 2 miliardi di euro, riferiti alla tecnologia di cantina. Infatti la tecnologia di cantina italiana è la più diffusa al mondo.
Secondo l’Assoenologi il 60% della produzione è di vino rosso ed il 40% bianco. Poco meno del 50% della produzione di vino italiano è detenuta dalle cooperative. Le imprese in possesso di registro di imbottigliamento sono circa 30.000 ed ognuna mediamente, sempre secondo i dati elaborati da Assoenologi, detiene cinque diverse etichette. Le aziende produttrici di uva in Italia sono poco più di 500.000. Nel 1990 erano 810.000.

Vent’anni di evoluzione


Il vino italiano in vent’anni è passato da “alimento” a “genere voluttuario”. Per dieci anni, fino al 2002, le nostre esportazioni sono ininterrottamente cresciute, raggiungendo primati di tutta considerazione.
Nel 2001 il vino in bottiglia ha superato nelle vendite all’estero quello sfuso. Nel 2002 negli Stati Uniti d’America i nostri vini tranquilli hanno superato quelli francesi, sia in quantità che in valore: gli Usa oggi sono il nostro primo mercato. Nel 2003 il settore vino ha raggiunto il primo posto nell’agroalimentare, nel senso che su 100 euro esportati 20 sono da imputare a prodotti derivanti dal vigneto. Attualmente la voce “vino” costituisce mediamente il 40% delle nostre esportazioni agroalimentari in Canada negli Stati Uniti d'America ed in Giappone.

2003: le esportazioni segnano il passo


Nonostante le eccellenti performance con il 2003 le nostre esportazioni hanno “segnato il passo”. Fatta eccezione per i vini venduti in Spagna ed in Russia, che sono aumentati rispettivamente del 29% e del 54%, dell’Inghilterra e della Svizzera che hanno fatto registrare +2% e degli Stati Uniti, Canada e Paesi dell’Est che si sono mantenuti sui livelli del 2002, tutti gli altri mercati hanno manifestato una flessione.
In sintesi le nostre esportazioni, nel 2003, hanno fatto registrare una caduta dei volumi del 16%, per l’80% dovuta al vino sfuso.

2004 e 2005: le esportazioni tornano a crescere


L'Italia nel 2004 ha iniziato la risalita recuperando nel 2005 quanto perduto. Infatti gli sforzi profusi non sono andati vanificati: i dati 2004 hanno fatto registrare un recupero del 5% in valore e del 6% in volume, con tendenza ad un’ulteriore crescita, che si è confermata nel 2005 con un incremento del 10% in volume e del 3,1% in valore rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. A differenza però del passato la crescita ha avuto un andamento non generalizzato, bensì eterogeneo, nel senso che ci sono aziende con il “vento in poppa” ed altre in “profondo rosso”, il che vuol dire che ci sono vini che “tirano” ed altri che “pochi vogliono”.
Una cosa comunque è certa, fino a ieri era il produttore che indirizzava le scelte, oggi è sempre di più il mercato sulla base del rapporto qualità/prezzo per i vini di fascia media e qualità/prezzo/immagine per quelli di alto livello.

2006 e 2007: le esportazioni tornano a volare


Mentre i consumi interni continuano a calare, tanto che secondo l’Assoenologi oggi siamo a 49 litri pro-capite contro gli oltre 100 degli anni Settanta, le esportazioni, sia pure tra alti e bassi, sono tornate a volare.
Il 2006 si è chiuso con +11,5% di vino esportato in volume e di +5,8% in valore, ossia 18 milioni di ettolitri, l'1,9% in più rispetto al 2005. Ed i primi 6 mesi del 2007 mettono in luce un deciso ulteriore incremento, che fa salire al 14,5% i volumi ed all’11,4% i valori, rispetto allo stesso periodo del 2006.

Un domani pieno di speranze e di concorrenza


Secondo l’Assoenologi è difficile pensare ad un sensibile incremento dei consumi interni e, pertanto, nei prossimi anni lo sviluppo si giocherà sulla capacità di individuare e conquistare sempre maggiori spazi all’estero. Ma questo non sarà facile visto che i concorrenti stranieri aumentano e con sempre maggiore aggressività.
Lasciando perdere la situazione europea, dobbiamo rilevare che l’Australia in dieci anni ha quasi triplicato la sua superficie vitata. Oggi produce 15 milioni di ettolitri all’anno di cui il 75% esportati, anche se l’ultima gestione ha fatto registrare bilanci insoddisfacenti per la stragrande maggioranza delle grandi aziende. In Australia quattro aziende detengono oltre il 70% dell’imbottigliato. Il Cile in pochi anni è passato da 4 a 10 milioni di ettolitri. Ne esporta quasi l’80%. Le aziende vinicole cilene sono circa 130, di cui il 90% lavorano solo per l’esportazione. Anche in questo Paese i parametri di riferimento negli ultimi anni sono stati rivisti perché l’ulteriore crescita di introiti non c’è stata.

Vendemmia 2007


Siamo di fronte ad una vendemmia molto anticipata, che, fatta eccezione per quella del 2003, difficilmente trova riscontro negli ultimi 70 anni - afferma il dottor Giuseppe Martelli, direttore generale dell’Associazione Enologi Enotecnici Italiani, che spiega - Questo a causa del verificarsi delle condizioni climatiche e meteoriche. L'inverno 2006/2007 è stato infatti fra i più miti e meno piovosi degli ultimi decenni, il mese di aprile è stato il più caldo degli ultimi 50 anni, mentre quello di luglio, in particolar modo nel Centro Sud, il più afoso degli ultimi cinque lustri. Agosto ha fatto registrare temperature torride al Sud e nella media al Nord, dove alcune precipitazioni sono state alquanto benefiche per la vite. Situazioni che hanno determinato una segmentazione della produzione qualitativa e quantitativa che, nonostante la sua eterogeneità, trova riscontro in una certa omogeneità territoriale.
Infatti - continua Giuseppe Martelli - nel Nord del Paese si registrano produzioni di vivo interesse qualitativo, ma deficitarie del 15/20% nelle regioni occidentali (Piemonte e Lombardia). Il Veneto ed il Friuli Venezia Giulia registrano una quantità superiore del 5/10%, sempre rispetto al 2006, mentre dall'Emilia Romagna in giù si torna ad una produzione deficitaria che aumenta mano a mano che si scende lungo lo stivale.
Altra particolarità è che la diminuzione nella fascia tirrenica è del 10/20%, mentre in quella adriatica è superiore al 30%. Completamente diversa la situazione in Sicilia, dove il decremento complessivo è del 40% con punte anche del 55% in alcune zone della provincia di Trapani. Più contenuta la perdita produttiva in Sardegna dove le condizioni climatiche e meteoriche di fine agosto e inizio settembre hanno portato a -15%.

I tempi della vendemmia 2007


I tempi della vendemmia 2007 possono essere così riassunti - continua il direttore generale di Assoenologi -. La raccolta delle varietà precoci (Chardonnay, Pinot, Sauvignon) è iniziata in Sicilia nei primi giorni di agosto, in Lombardia il 6, mentre in Toscana il 20. Il pieno della vendemmia in quasi tutto il Centro Nord è avvenuto nella seconda decade di settembre, mentre i conferimenti sono terminati, per la stragrande maggioranza delle uve, a fine settembre. Per quelle di Nerello Mascalese coltivate sulle pendici dell’Etna, per i Nebbioli in Valtellina ed i Cabernet in Alto Adige si è dovuto attendere la metà del mese, mentre nell’ultima settimana di ottobre saranno conferite le uve di Aglianico nell’Avellinese.

Vediamo com’è andata


L'inverno 2006/2007 è decorso con temperature al di sopra della media e con scarsissime precipitazioni. Questa situazione ha stimolato in tutta Italia una ripresa vegetativa anticipata di 10/20 giorni a seconda delle regioni, che è sfociata in un anticipato germogliamento e delle successive fasi fenologiche, contrastate nell'Italia Centro Meridionale dalle alte temperatura e dalla scarsa piovosità che si è protratta anche nel mese di settembre. A differenza del 2003, principalmente nel Centro Nord, ci troviamo di fronte ad un'annata regolare, la cui precocità va imputata particolarmente all'anticipo della ripresa vegetativa e non all'accelerazione del ciclo vegetativo della vite. Sempre al Centro Nord l'inizio del mese di maggio è stato caratterizzato da diversi temporali che hanno abbassato le temperature le quali si sono poi ripristinate nella seconda metà del mese.
Le uve, in molte regioni, hanno incominciato ad invaiare, ossia a cambiare colore - spiega il direttore generale di Assoenologi - già a fine giugno. Luglio è stato caratterizzato in tutta Italia da un clima secco, tipicamente estivo. Agosto ha riportato al Nord, con alcune precipitazioni, le temperature su valori normali, condizioni che si sono verificate solo in alcune zone del Centro e per nulla al Sud, dove l'anticipo di vendemmia per il troppo caldo è sceso mediamente intorno a 10 giorni.

Quantitativamente parlando


Quantitativamente parlando - assicura Giuseppe Martelli - l'elaborazione dei dati fa ipotizzare che la produzione di uva possa mediamente oscillare tra i 55 ed i 58 milioni di quintali che, applicando il coefficiente di trasformazione del 73% al Nord e del 71% al Sud, danno circa 40,5 milioni di ettolitri di vini e mosti, con un decremento produttivo di oltre il 18% rispetto al 2006, che fece registrare una produzione di 49,6 milioni di ettolitri.
Siamo di fronte alla vendemmia più scarsa degli ultimi 60 anni. Il decremento produttivo registra i suoi massimi valori nel Sud Italia ed in particolare in Sicilia dove, in certe zone del trapanese, raggiunge punte anche del 55% rispetto allo scorso anno. Per trovare una vendemmia inferiore a quella attuale bisogna infatti risalire al 1948 quando si produssero solo 100.000 ettolitri in meno.
Per avere un'idea dei livelli di produzione 2007 occorre necessariamente confrontare le quantità previste con i livelli quantitativi delle medie degli ultimi anni, che fanno registrare 51,4 milioni di ettolitri per il decennio 1997/2006, 49,8 milioni di ettolitri per il periodo 2000/2006 e 48,4 milioni di ettolitri per il quinquennio 2002/2006.

Qualitativamente parlando


Qualitativamente parlando - aggiunge il direttore generale di Assoenologi - nonostante l'andamento climatico bizzarro che ha caratterizzato tutto il ciclo vegetativo, sia pure tra alti e bassi, l'annata 2007 ha portato ad una qualità eterogenea ma complessivamente assai interessante per le varietà precoci. Per le tipologie vendemmiate dopo la metà settembre i livelli sono ottimi, con diverse punte di eccellente. Il Centro Italia è stato comunque privilegiato rispetto al Sud, dove l'umidità primaverile ed i caldi estivi, spesso non hanno permesso le performance desiderate. Al Nord i rossi risultano ai massimi livelli, con eccellenti profumi ed una esuberante carica di tannini morbidi dovuti all’ottimale maturità fenolica. Al Sud i riscontri di cantina confermano che i vini, ottenuti da uve adeguatamente difese dalle ampelopatie e che non hanno subito negatività fisiologiche dovute alla siccità ed alle alte temperature, presentano parametri assai interessanti.

Si ringrazia la Dott.ssa Laura Bacca – Ufficio Stampa dell’Assoenologi per la collaborazione prestata alla realizzazione di queste pagine speciali




La Sede centrale dell’Associazione Enologi Enotecnici Italiani è a Milano, in via Privata Vasto 3, mentre ben 17 Sedi periferiche garantiscono la rappresentatività e l’operatività della categoria nelle diverse zone vitivinicole italiane.
Ulteriori più specifiche informazioni possono essere desunte consultando il Sito Internet: www.assoenologi.it


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