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 Nr.23 del 22/10/2007
 
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“DURELLO AND FRIENDS”
Badia Calavena è il nome di un piccolo Comune in Val d’Illasi, una trentina di chilometri a nord-est di Verona


  


Il suo passato è stato glorioso e lo si intuisce dai resti architettonici, sia pure rimaneggiati nei secoli, che ancora oggi il visitatore può ammirare.
A lato della chiesa parrocchiale, che conserva alcune tele cinquecentesche di buona fattura, si ammiri il chiostro del XV secolo dell’ex monastero benedettino dei Santi Pietro e Vito, che per circa otto secoli mantenne la struttura del feudo medievale. Il territorio fu caratterizzato anche dall’arrivo, intorno al 1350, della popolazione germanica dei Cimbri, che ancora oggi formano una piccola enclave etnica tra Verona, Vicenza e Trento.
Dalla piazza di Badia Calavena si sale senza ombra di dubbio alla Pieve di San Pietro in Nemore, in bella posizione panoramica, primo insediamento dei monaci benedettini, più volte rimaneggiata ed oggi sede del Museo etnografico della selce e della pietra focaia (apertura domenicale, in altri giorni su prenotazione in Comune, telefono 045.7810503) nonché di una singolare associazione folcloristica, “I pistonieri dell’Abbazia” che ha come scopo il recupero delle tradizioni e la cultura dei “trombini”, detti anche “pistoni”, armi da cerimonia e di festa derivate dagli archibugi, molto pesanti e dallo sparo molto rumoroso, divenuto nei secoli sinonimo di forza fisica ed orgoglio delle genti cimbre.
Per quanto riguarda l’enogastronomia, Badia Calavena, in particolare la frazione di Sant’Andrea, è nota da secoli per i suoi “bogoni”, chiocciole particolarmente gustose alle quali è dedicata una grande fiera a fine novembre-inizio dicembre in concomitanza con la festa patronale di Sant’Andrea: nelle trattorie e negli stand gastronomici il gustoso gasteropode è cucinato in vari modi.
Qui è zona di produzione dei vini Doc Monti Lessini, tra i quali il “Durello”, uno spumante definito “l’aperitivo di Verona” ma che ben si abbina anche a tutto pasto. Da qualche tempo sono in corso sperimentazioni per rivalutare un vitigno autoctono a bacca rossa che rischiava di scomparire: la Saccola. Le prime vinficazioni promettono bene.
Gli ultimi assaggi effettuati a fine agosto a Badia Calavena in occasione dell’annuale raduno “Durello and friends” hanno confermato la costante ascesa qualitativa di questo vino, il “Monti Lessini Durello doc” appunto, che, oltre ad avere un nome più che simpatico, nella sua versione spumantizzata (con il Metodo Classico o anche Charmat) può aspirare ad ambizioni tali per cui la definizione di “aperitivo di Verona” appare limitata e incompleta. La spumantizzazione valorizza le uve del vitigno Durella, noto e coltivato, sulle colline tra Verona e Vicenza, già nel XVI secolo. L’azione di pungolo svolta dal Consorzio (presidente Andrea Bottaro, direttore Aldo Lorenzoni, www.montilessini.com) nei confronti delle sette aziende produttrici (Cecchin, Fongaro, Marcato, Cantina Colli Vicentini, Cantina di Gambellara, Cantina di Montecchia di Crosara, Cantina Monteforte d’Alpone) sta dando risultati interessanti. Anche la versione “Durello passito” – sia pure nella limitatezza dei volumi prodotti – sta procurando piacevoli sorprese, anche per la vastità degli abbinamenti possibili con formaggi e pasticceria.

Roberto Vitali


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