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 Nr.24 del 29/10/2007
 
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COMUNITÀ MONTANE BRESCIANE: MANIFESTAZIONE A ROMA
Una riforma vera e concreta sulla montagna, una politica che si apra alle esigenze del territorio montano e alle comunità che lo popolano


   Fabio Ferraglio, Presidente della Comunità Montana di Valle Trompia


Queste in sintesi le rivendicazioni evidenziate nella grande manifestazione di piazza tenutasi la scorsa settimana a Roma per rivendicare pari dignità e diritti per le aree montane. Rivendicazioni anticipate, per quanto riguarda la nostra provincia, dalle cinque Comunità montane bresciane in un documento inviato a Roma ai Parlamentari bresciani in occasione della discussione alla Finanziaria 2008.

“Si apprende con grande rammarico che la Legge Finanziaria per il 2008 contiene norme di modifica dell’articolo 27 del Testo Unico degli Enti Locali sulla natura e il ruolo delle Comunità Montane. Esigenze di puro e semplice calcolo finanziario, seppur lodevoli nell’ottica del risanamento, non possono essere le sole poste alla base di una modifica di una legge di principi contenente le regole di funzionamento di organismi nati per la tutela e salvaguardia di zone svantaggiate del paese” si esordisce così nel documento condiviso dalle Comunità Montane bresciani, del quale si riportano ampi stralci.

“Nessuno nega che della Comunità Montana si sia in taluni casi fatto abuso, ma è giusto che si sappia che questo è un mondo variegato, che al suo interno contiene enti nel cui territorio non esiste probabilmente né una salita, né un discesa, e enti nei quali il territorio si trova per oltre l’80% sopra i 600 metri di altitudine. Tra i due estremi esistono anche tante situazioni intermedie di Comunità Montane che contengono entro i loro confini piccoli Comuni che, al di là di un puro calcolo di altimetria, sopravvivono grazie al vincolo di solidarietà e amicizia che spesso si crea tra le popolazioni montane. Non si deve trascurare neppure l’importanza, all’interno delle Comunità Montane, di Comuni che, pur avendo porzioni importanti di territorio montano, contengono territori ad altimetrie più basse, aperti verso le pianure, che spesso, grazie alla loro maggiore dimensione demografica e capacità di produrre risorse, sono veri elementi trainanti delle Comunità stesse e fondamentali strumenti di intervento sussidiario a favore dei Comuni più svantaggiati. Si pensi a Comuni come Concesio per la Valtrompia, Iseo per il Sebino-Bresciano, Salò per l’Alto Garda e





Gavardo per la Valle Sabbia; tutti casi per i quali l’ipotizzata esclusione dall’ambito delle Comunità Montane priverebbe le stesse di importanti risorse non solo finanziarie e non solo nella misura puramente ragionieristica calcolata nella Legge Finanziaria”.

“Negli anni Novanta si è perseguita in maniera forte l’associazione degli Enti di piccole dimensioni. In montagna associarsi non vuol dire solo migliorare la qualità, in molti casi può rappresentare la differenza tra prestare un servizio oppure no. Nelle zone montane, in misura prevalente, questo luogo è rappresentato dalla Comunità Montana. Ci si chiede che fine faranno le gestioni associate già esistenti presso numerose Comunità Montane in materia di servizi sociali, cultura, protezione civile, guardie ecologiche, servizi informatici, uffici tecnici, difensore civico, trasporto scolastico, raccolta rifiuti e da ultimo funzioni catastali, aventi tra gli enti associati comuni che cesseranno di far parte di quelle Comunità. Questi dovranno, giocoforza, costituire nuovi e ulteriori organismi di incontro e decisione per gestire le loro aggregazioni. Ciò non costituirà certo un elemento di risparmio. Esempio emblematico, ma non certamente unico, di tale meccanismo perverso è quello della Comunità Montana Parco Alto Garda Bresciano; quest’ultima assomma in un’unica entità giuridica le funzioni di entrambi. È evidente che la composizione del Parco non essendo modificata dalle norme della Finanziaria resterebbe intatta, mentre la composizione della Comunità Montana verrebbe drasticamente ridotta. Ciò imporrebbe, evidentemente, lo sdoppiamento dei due enti con conseguente aggravio delle spese di funzionamento degli organismi amministrativi.

Si conclude chiedendo che la (giusta) revisione di questi enti avvenga al di fuori di una legge di bilancio, attraverso una modifica organica dell’ordinamento delle autonomie, condividendo il contenuto con le autonomie stesse, tenendo conto certamente dell’altimetria e del dislivello, ma anche della pendenza dei territori, del clima, degli indici socio-economici e dei legami associativi esistenti. Si tratta di un progetto necessario e ambizioso che proprio per questo deve essere affrontato in una sede diversa dalle sessioni di bilancio del Parlamento”.


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