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 Nr.26 del 15/12/2008
 
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Gli esclusi dal mondo
Faida è un termine che deriva dall'antico diritto germanico. Riguarda lo stato di inimicizia, o di guerra privata, che si creava fra la parentela, o il gruppo sociale, dell'ucciso (del leso, o dell'offeso) e quello della persona ritenuta responsabile del delitto


  



   Enver Hoxha


Delitto che non aveva importanza alcuna se era stato commesso in modo involontario. L'unico modo per sanare l'offesa era la vendetta privata. O una soddisfazione concordata. Insomma, la faida era una sorta di guerra privata tra gruppi, specialmente familiari, che si poteva protrarre per generazioni. Per motivi di onore o di interesse.
Poi, con il tempo, la faida si trasformò. Perché le corti medioevali, quali la franca e la longobarda, videro in essa non solo una causa di pubblico turbamento, ma soprattutto una pericolosa sostituzione di poteri. Vennero pertanto esclusi dal diritto di faida due tipi di reati: quelli minimi e quelli gravissimi. Compiuti contro la persona del re oppure contro la sicurezza dello stato. In questi casi il delitto frantumava i vincoli di parentela del colpevole. Che veniva posto al bando della società. Non davano invece luogo alla faida gli omicidi e le violenze se erano commessi per ordine del re.
La faida era una usanza così radicata nel profondo del corpo sociale del tempo, che le leggi longobarde non riuscirono a sradicarla se non in minima parte. Anche perché il fisco aveva una quota sulle composizioni e vi era quindi pertanto un interesse dei reggitori il potere a che il fenomeno non si estinguesse del tutto. Le leggi adottate misero piuttosto in valore la intenzionalità del reato. Ed esclusero la faida per reati commessi da servi o da animali di proprietà di colui che recava l'offesa.

A me pare interessante il fatto che presso varie popolazioni berbere africane, soprattutto dell'Algeria e del Marocco, con il termine kanoun (o kanún) si intenda un insieme di leggi penali raccolte in piccoli codici, conservati e trasmessi per lo più oralmente. Deriva dal greco kanón, regola, canone. Anche l'italiano ha un significato affine.
Tali leggi riguardano in genere le pene relative ai reati contro il corpo e la vita. Le pene da applicarsi per il furto. Per offese alla donna. Per mancanza di solidarietà tra i membri di una determinata collettività e così via. Queste norme rappresentano la formulazione del diritto consuetudinario berbero.

Una forma di faida sopravvive tuttora nell'esasperato senso dell'onore di certe regioni, nelle quali la vendetta del sangue è ritenuta un dovere che trascende le leggi istituite. E in certe regioni molto povere dell'Albania vige, da oltre cinque secoli, l'usanza che il sangue va lavato con il sangue. Un codice che autorizza i familiari di una vittima ad uccidere qualsiasi parente maschio dell'assassino. Basta che sia abbastanza grande da imbracciare un fucile da caccia.
Così, per questo fatto, dal crollo del comunismo nel 1991, almeno 20 mila uomini sono sepolti. In casa. Per sfuggire a vendette di faida. Perché è da quella data che le faide sono tornate in auge. Alla grande. E, in 17 anni, hanno già portato alla tomba quasi 10 mila persone. E, poiché il codice riguarda "qualsiasi parente maschio", anche mille bambini non vanno a scuola. È il kanun, il codice d'onore dei sepolti vivi. Che sono prigionieri delle faide. E che si salvano restando in casa. Per sempre. Che è come, se non peggio, scontare una condanna a vita. Perché le case sono piccole e spartane. Dalle quali si ha paura di affacciarsi persino alla porta. Perché solo se non la si valica, si è al sicuro. Infatti il kanun ha una unica restrizione: non è possibile valicare i confini delle mura domestiche.

Enver Hoxha, quando salì al potere, cercò di mettere queste regole fuorilegge. Nel 1944, sotto la sua guida, l'Albania riconquistò l'indipendenza ed egli istituì la Repubblica Popolare. Nel 1946. Rigoroso interprete dello stalinismo, Hoxha ruppe le relazioni prima con l'URSS della destalinizzazione (1961) e poi con la Cina del dopo Mao, dieci anni dopo. Inaugurò una stagione di ortodossia comunista e xenofoba, di repressione politico-culturale e di pianificazione centralizzata. Durante il suo quarantennale regime, il dittatore fece di tutto per smantellare le faide. Arrivò persino a far seppellire vivi i colpevoli, nella stessa bara delle vittime. Ma, caduto il comunismo, le vendette sono tornate alla ribalta. Prepotentemente. Anche se dopo la caduta del comunismo un migliaio di uomini coinvolti nelle faide sono scappati all'estero. Alcuni hanno chiesto asilo politico. Altri sono stati inseguiti anche fuori dai confini albanesi. E uccisi.
Una dittatura che è durata cinquanta anni. Si potrebbe dire sofisticata, perché non a caso è durata tanto. Tutti venivano educati dalla dittatura. Scuola, radio, informazione, tutto marxista. Per gli albanesi gli altri Paesi erano qualcosa di esotico. Di normale c'era solo l'Albania. Un paese nel quale la letteratura era tubù. Soprattutto tristezza, decadenza, morte. Rimedio a tutte queste variabili era il marxismo. Solo la dittatura marxista era positiva. Era il tempo della rivoluzione culturale in Cina e come là, anche in Albania, era proibito Beethoven. E Freud, con la psicoanalisi. Era proibito Bréton e il surrealismo. Insomma, era vietato l'inconscio. Infatti si controllava se la popolazione leggeva libri proibiti. Libri che entravano clandestini. I presidi interrogavano gli studenti, avevano delatori nelle famiglie, fratelli, parenti.
Quel qualcosa che accadeva in Spagna nel Medioevo sotto l'Inquisizione di Torquemada, in Albania accadeva dagli anni Cinquanta agli anni Novanta del secolo appena trascorso. Cose del tutto incomprensibili e impenetrabili, come un destino.

Adesso si è posto un freno cambiando il codice penale albanese. La condanna è a 25 anni di prigione per chi uccide per vendetta. Anche se, per la verità, molti albanesi hanno ancora maggior fiducia nel kanun che nel loro sistema penale. Ma lo stato democratico è ben deciso ad imporre la sua legge, nella (triste) consapevolezza che le faide familiari significano povertà e miseria. Inevitabili, poiché gli uomini rinchiusi in casa non possono lavorare. I bambini non possono frequentare la scuola. Intere famiglie si trovano tagliate fuori da ogni e qualsiasi normalità della vita. Perdipiù le faide hanno sovvertito i ruoli di genere tradizionale nella Albania rurale: gli uomini sono costretti a restare in casa (per proteggersi) e svolgono così i lavori domestici. Le donne, invece, per sostentare la famiglia, escono a lavorare.
Le cause più comuni di dissidio per queste faide sono proprietà o terreni. Oppure futili motivi. Ma anche affronti di secondaria importanza. Come, ad esempio, una pecora che ha brucato nel terreno di un vicino. O analoghe inezie. E, superfluo dire, è inutile chiedere il perdono. Una richiesta che non viene neppure presa in considerazione. Perché la regola del codice kanun è una sola. E le si deve obbedire: «Il sangue va lavato con il sangue».


Ermanno Antonio Uccelli


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