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 Nr.3 del 16/02/2009
 
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Un gigante della musica
Beethoven è stato uno dei più grandi musicisti che siano mai esistiti. Il più grande maestro della strumentazione moderna. La sua arte è una delle eccelse manifestazioni del genio umano

Arte unicamente musicale. Non imitativa. Neppure descrittiva. Musica pura. Stupenda e maestosa. Musica immortale. L'elenco delle sue opere comprende ogni genere di composizioni: per teatro, per orchestra, da camera, per singoli strumenti (piano, organo, violino, arpa, violoncello), Lieder. Pianista sommo, scrisse trentadue grandi sonate per pianoforte. Che riproducono i più intensi momenti della sua vita: parlano di gioia e di dolore con gli accenti più suggestivi e più profondamente toccanti. Fra i compositori di musica da camera è, senza dubbio alcuno, il maggiore. Nelle nove Sinfonie a grande orchestra, mai la musica raggiunse una maggiore potenza. Creazioni titaniche. Dal profondo contenuto filosofico e psicologico. A livello universale. L'ascolto delle quali se procura (forse) intense emozioni, di certo avvinghia con grande commozione.

1824. 7 maggio. Vienna. Nell'Hoftheater, presso il Kärtnerthor, in quel lontano anno, veniva eretta una cattedrale. Di suoni. Una delle più grandi opere musicali che l'umanità avesse avuto. Che lui stesso aveva composto: la «Nona» sinfonia. Una cattedrale di suoni composta nel silenzio più assoluto. Il silenzio dovuto alla sordità del compositore che non sentiva nulla di quanto accadeva. Un evento davvero straordinario. Che il cronista, come chi scrive, riassume così.

1812. Maggio. Ludwig van Beethoven annuncia che sta componendo tre nuove sinfonie. Una di esse la Settima, era ormai finita. L'Ottava sarebbe stata ultimata quell'anno. In ottobre. In un taccuino del 1815-16 vi figura il tema del secondo tempo della "Corale", la Nona sinfonia. Tra il 1816 e il 1818 altre idee possono essere collegate alla Nona. Ma intanto il musicista si dedica ad altre composizioni. È il 1822 quando l'attenzione di Beethoven ritorna all'idea della Nona.
Scrive ad un suo ex allievo (Ferdinand Ries) che si trova a Londra. Gli chiede quanto la Società Filarmonica sarebbe stata disposta a pagare per una nuova sinfonia. Il 10 novembre giunge la risposta: l'offerta è di cinquanta sterline. Una somma con la quale, a quel tempo, il compositore avrebbe potuto tirare avanti parecchi mesi.

1823. È l'anno nel quale il maestro lavora alacremente. L'anno successivo la sinfonia era pronta. Per il 7 maggio del 1924 viene fissata al data della prima. A Vienna. Poche le prove. I cantanti sono in difficoltà per le parti.
Per il giorno della esecuzione lasciamo la parola ad Anton Schindler. È il factotum del maestro e, nel Quaderno di conversazione, scrisse: «In tutta la mia vita non ho mai sentito un applauso così scatenato e allo stesso tempo cordiale come oggi. Ad un certo punto il secondo tempo della sinfonia è stato completamente interrotto dagli applausi».

Quegli applausi che già nel 1778 Ludwig van, di appena otto anni, aveva riportato con grande successo a Colonia, come pianista prodigio. Era l'inizio della sua lunga carriera di concertista.
Cembalista e quindi organista alla cappella di corte di Bonn, divenne maestro di pianoforte presso le più nobili famiglie della città. Nel 1792 si trasferì a Vienna. Vi era già stato cinque anni prima, all’età di 17 anni, per eseguirvi un concerto. Mozart, che in quella occasione lo aveva ascoltato, gli aveva profetizzato un grande avvenire. Studiò con molti famosi maestri (Haydn, Albrectsberger, Salieri), ma la sua personalità era così potente da poter ben presto fare a meno di loro.
Aveva intanto ottenuto una brillante sistemazione economica, sostenuto com'era da ottimi stipendi passatigli da principi e dalle più alte famiglie aristocratiche. Eppure tanto l'appoggio quanto la protezione dei potenti non lo resero mai loro servo. Di più: egli rimase sempre, malgrado la fama e gli onori, un ribelle ad ogni cortigianeria. Un fiero democratico. E un repubblicano odiatore di ogni tiranno. Ciò è tanto vero che quando Napoleone accettò la corona di imperatore, egli, che in origine gli aveva dedicato l'Eroica (la III Sinfonia), cancellò rabbiosamente la dedica. Composta tra il maggio e l'ottobre 1803 e concepita in segno di omaggio a Napoleone Primo Console, fu poi dedicata al principe Franz Joseph Lobkowitz.

Con l'anno 1815 (il compositore aveva 45 anni) cominciò il triste periodo che doveva allontanarlo dalla vita mondana. Si accentuò anche la brusca ritrosìa del carattere. E terminò, ormai per sempre, il periodo della prospera fortuna. Cui seguì ora anche il bisogno di denaro. Ai (numerosi) dispiaceri familiari ed economici doveva aggiungersi quello provocato da un male: la sordità.

Quando nel 1824 venne eseguita per la prima volta la Nona, che il maestro aveva dedicata a Federico Guglielmo III re di Prussia, egli era ormai quasi totalmente sordo. Sappiamo anche che, ad un dato momento del concerto – probabilmente dopo il secondo tempo – Beethoven che era sul podio a dirigere, era rimasto immobile a girare le pagine dello spartito, del tutto inconsapevole del delirio di applausi alle sue spalle. Sino a quando uno dei solisti lo afferrò per una manica e lo girò verso il pubblico. Insomma, la sua sordità era così avanzata che egli non riusciva a sentire quasi nulla di ciò che accadeva. Tanto che il maestro di cappella, Umlauf, aveva dato istruzioni ai musicisti di ignorare, nel modo più completo, i gesti del compositore. Che è morto nel 1827 a Vienna. Alla età di 57 anni.

Ermanno Antonio Uccelli


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