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martedì 16 aprile 2024 | 18:26
 Nr.5 del 09/03/2009
 
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IL PROMOTORE FINANIARIO - PARLIAMO DI ''PENSIONE''


Benvenuti al nostro quarto incontro. Oggi parleremo del terzo periodo della nostra vita, quello in cui dovremmo vivere con la nostra amata "pensione". Sì parliamo di TFR e pensione complementare.

La legge Dini (L8 agosto 1995 n. 335) in vigore dal 1 gennaio 1996, ha portato delle modifiche importanti nel
sistema pensionistico. In particolar modo nel metodo di calcolo. Prima della riforma esisteva il metodo
retributivo
cioè l’importo della pensione era calcolato generalmente sulla media della retribuzione degli
ultimi anni di lavoro e chi andava in pensione percepiva circa il 70-80% dell'ultima retribuzione.

Oggi esiste il metodo contributivo e la pensione si calcola su tutto il periodo lavorativo e il nuovo metodo
ha ridimensionato l'importo che si verrà a percepire alla soglia della pensione.

Ma come si rientra nel nuovo calcolo?

A - Tutti quelli che hanno iniziato a lavorare dallo 01/01/1996;

B - Chi al 31/12/1995 aveva meno di 18 anni di contributi rientra nel calcolo misto: metodo retributìvo
sino al 1995, metodo contributivo dallo 01 gennaio 1996;

C - Chi invece aveva almeno 18 anni di contributi entro il 31/12/1995 rientra nel vecchio metodo (salvandosi quel 70-80% di pensione).

Sì può facilmente capire che chi andrà in pensione con il nuovo metodo avrà la necessità di colmare la pensione
pubblica con la previdenza complementare.

Entra in gioco dal 01/01/2007 la possibilità di scegliere, per il lavoratore privato, dove dirigere il proprio TFR: lasciarlo in Azienda (dipendenti meno di 50) o in un fondo INPS (dipendenti più 50) o di affidarlo a qualsiasi forma di previdenza integrativa (FondI negoziabili, Fondi aperti, Polizze assicurative).

Ma quali sono le principali differenze tra lasciare il nostro TFR al datore di lavoro o invece a qualsiasi forma previdenziale?

II TFR versato all'INPS sarà rivalutato ogni anno dell'1,5% più il 75% dell'inflazione.
Il Fondo previdenziale sarà rivalutato invece in base a vari criteri, il più plausibile è l'andamento degli indici borsistici mondìali.

Altra differenza riguarda il fisco. Per quanto riguarda i! TFR, se lasciato al datore di lavoro, sarà sottoposto a
una tassazione separata che non potrà essere inferiore al 23% e che varierà dal 27% ai 35% nella maggior parte dei casi.

Invece è diversa la situazione per chi aderisce ad un fondo pensionistico erogato sotto forma di capitale o
rendita che subiscono una tassazione del 15% che si riduce dello 0,30% dopo il 15° anno fino ad arrivare ad un
minimo del 9%. Quindi prima si aderisce ad un fondo pensione e migliore sarà il regime di tassazione.

Ma oltre alla tassazione del capitale a scadenza, esiste anche un'alìquota sulla rendita finanziaria. Nel caso
del TFR lasciato al datore di lavoro, l'aliquota è dei 12,5%. Per quanto riguarda gli accantonamenti del
fondo pensione e gestiti dal fondo stesso si applica un'aliquota dell'11% che non potrà mai essere modificata.

Queste sono le principali differenze, ma certo ne esistono altre non meno importanti.

Vi ricordo che, per qualsiasi informazione sono lieto (gratuitamente) di darvi tutte le specifiche del caso.
Basta un semplice contatto telefonico.


Dr. Massimo Guglielminetti
Tel. 347 4743491


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