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 Nr.6 del 12/03/2007
 
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Un amministratore d’altri tempi


(continua da pagina 1) Per questo è doveroso scavare nei ricordi per far emergere quelli che sono stati i suoi, i loro, intendimenti, i loro valori, gli ideali che li hanno portati a realizzare le molteplici opere delle quali ancora oggi noi beneficiamo, di ricostruire il modo con il quale seppero coinvolgere molte persone nella progettazione e nella realizzazione della comunità che avevano ipotizzato.

La prima grande preoccupazione fu l’istruzione da dare a tutti. Avere a Gardone le strutture scolastiche in grado di rispondere alle esigenze delle grandi e piccole industrie, dell’artigianato, delle amministrazioni comunali ecc. del nostro territorio fu uno dei primi impegni del loro operare.
Grande alleata, per raggiungere questo importante obiettivo fu la Parrocchia, che non ha mai esitato a mettere a disposizione dell’Amministrazione comunale i locali dell’oratorio S. Filippo prima e S. Giovanni Bosco poi, per poter richiedere al Ministero della Pubblica Istruzione un distaccamento da Brescia prima delle scuole medie, poi dell’Itis e successivamente del Liceo. Ottenuto il distaccamento procedevano a costruire decorose sedi locali per le scuole superiori, dando la possibilità a moltissimi giovani gardonesi, ma anche a molti giovani dell’alta valle, di cui Angelo si preoccupava, di diplomarsi in un contesto vicino alla propria casa. Avere le scuole superiori a Gardone significava minori spese per le famiglie e più tempo a disposizione per lo studio. Si creavano così le condizioni, anche attraverso borse di studio, per accedere agli studi superiori al maggior numero di giovani compresi i figli delle famiglie meno abbienti.

Altra grande preoccupazione fu la casa: la casa non solo per i gardonesi, ma anche per i molti pendolari che da noi venivano, ovviamente con mezzi che non sono quelli odierni. Non dobbiamo dimenticare che per venire a lavorare a Gardone gli abitanti di Magno venivano a piedi lungo la vecchia mulattiera, gli abitanti di Polaveno e dei paesi dell’alta Valle venivano in bicicletta. Dare loro una casa nelle vicinanze del posto di lavoro voleva dire minori fatiche e più tempo a disposizione per stare con la propria famiglia. Sono pochi a ricordare l’accordo che Angelo fece con le maggiori industrie gardonesi (la Beretta la Redaelli e anche la Bernardelli) per usufruire di una particolarità prevista dalla legge. La legge dava la possibilità alle aziende di anticipare i contributi Gescal al fine di costituire risorse finanziarie che integrate con altri fondi nazionali permettevano di costruire alloggi da dare in affitto prima e poi in proprietà ai propri dipendenti a costi sostenibili. Alla metà degli anni Settanta la sinistra nazionale fece una massiccia campagna contro quella che si riteneva essere in atto una grande e diffusa speculazione edilizia in Italia.
La polemica infuriò anche a Gardone e al nostro Sindaco pareva del tutto ingiustificata l’accusa di aver favorito la speculazione edilizia da noi. Fece fare una statistica e riuscì a dimostrare che, dal 1951 al 1975, l’edilizia popolare (case Fanfani, Gescal, case Marcolini, case costruite dal comune) a Gardone aveva rappresentato il 43 % di tutte le case costruite a fronte del 7,3 % della media nazionale. Ma la preoccupazione di dare un alloggio decoroso non venne riservata solo alle famiglie. Verso la fine degli anni sessanta, e qui l’intuizione fu della Graziella (che fu la sua prima grande collaboratrice), subito approvata e rilanciata da Angelo, si costruiscono i primi 20 alloggi minimi per le persone anziane. Un alloggio decoroso con un bagno ed il riscaldamento in tutte le stanze: pochi gardonesi potevano vantare di averlo a quei tempi. Avere un ascensore che evitasse di fare le scale ai meno autosufficienti, un affitto alla portata dei loro redditi significava ridurre la richiesta di ricoveri impropri in Casa di Riposo.

L’arrivo del metano, oggi ci sembra una banalità, ma allora rappresentò per le donne una vera e propria manna, una rivoluzione più grande dell’arrivo della lavatrice, che il Sindaco ebbe l’intuizione di portare a Gardone anche per favorire l’industria. Il lavoro, la difesa del prodotto tipico gardonese (armi da difesa e per la caccia, ci teneva a sottolineare, e non armi da guerra), la ricerca e la messa a disposizione di aree a basso costo per l’artigianato prima e successivamente per industrie che potessero garantire vie alternative alla produzione armiera (la TRW), l’impegno profuso in occasione delle crisi occupazionali succedutesi nel tempo (la O.M. prima, la MIVAL, gli alti e bassi della produzione armiera, la Redaelli) dimostrano l’impegno profuso per non perdere un solo posto di lavoro a Gardone. Il suo impegno per la costruzione dell’Ospedale di zona, la lotta per mantenere la sede dell’Ufficio delle Imposte a Gardone contro chi lo voleva trasferire, le sedi delle scuole superiori, anche questo serviva per avere molteplici e svariate opportunità di lavoro per la sua gente. In più di un’occasione Angelo si impegnò e diede un forte contributo per risolvere alcune delle più dure vertenze sindacali. Questa è una parte della relazione fatta nel 1970 da Angelo al consiglio comunale “L’Amministrazione, come in altre circostanze, si è interessata alla soluzione di questa vertenza (si trattava della Beretta) ed ha cercato di interporre il proprio intervento in modo che la vertenza trovasse un’equa soluzione”. Eramo mesi che gli scioperi si susseguivano con gravi conseguenze sui bilanci familiari: Angelo come in altre circostanze si fece carico di una mediazione che molte volte diede risultati positivi per entrambi i contendenti.

Nel 1964, tra i primi comuni della provincia, portò e approvò in consiglio il programma di fabbricazione ed il regolamento edilizio. Fu ancora tra i primi all’inizio degli anni 70 ad introdurre gli oneri di urbanizzazione e successivamente il Piano Regolatore che ha messo il nostro comune nelle condizioni di aver una rete viaria decorosa, aree per la costruzione di ottimi plessi scolastici, impianti sportivi, palestre e piscine, tiro a segno: il tutto per mettere a disposizione della popolazione, ed in modo particolare dei giovani, strutture adatte alla loro educazione ed al tempo libero. Non è un caso se ancora oggi a Gardone abbiamo un numero di associazioni sportive e culturali da far invidia anche a realtà molto più consistenti della nostra.

Fu sua, negli anni sessanta, l’idea di avere un’autostrada che collegasse Gardone con Brescia e la grande viabilità nazionale. Non fu compreso da chi pensava che lui guardasse solo agli interessi del proprio comune. Si consumarono così tutte le aree libere previste dal tracciato ed oggi subiamo tutti, e non solo i gardonesi, i disagi di una mancata viabilità rispondente alle necessità di tutta la Valtrompia.

Non so se vi è capitato di ascoltare il penultimo disco di Giorgio Gaber. Oltre a molte canzoni che ti obbligano a riflettere sul nostro odierno modo di vivere e di agire, v’è una che parla “DELL’APPARTENENZA”. Gaber ci racconta che “l’appartenenza non è lo sforzo di un civile stare insieme, non è il conforto di un normale voler bene, l’appartenenza non è un insieme casuale di persone, non è il consenso a un’apparente aggregazione, l’appartenenza è avere gli altri dentro di sé”. Sono convinto che se Angelo ed i suoi collaboratori hanno potuto realizzare, in tempi di difficoltà economiche superiori alle attuali, le opere di cui godiamo, lo si deve alla loro capacità di far sentire alle persone, all’insieme di tutte le realtà gardonesi, il senso della appartenenza alla comunità.
Affrontò gli ultimi mesi della sua vita, segnati da un male incurabile, con la serenità propria dell’uomo giusto che sapeva di essere in pista per una corsa troppo dura da vincere ma che era confortato dalla convinzione di aver fatto fruttare i talenti ricevuti e di essere stato certamente un testimone del suo tempo al servizio della sua comunità, al servizio della sua gente.

Giuseppe Pezzotti


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