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 Nr.10 del 18/05/2009
 
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Lumezzane può rialzarsi con il biomedicale
L’esperienza della bresciana Copan Italia per la valorizzazione del know-how


   Daniele Triva


Da semplice produttrice di contenitori in plastica a leader mondiale nel settore biomedicale. È la «Copan Italia Spa», azienda bresciana presieduta e raccontata dall’ingegner Daniele Triva durante un incontro, organizzato dall’assessorato alle Attività Produttive di Lumezzane e dalla società tecnologica CSMT. L’evento, nell’ambito della «Valorizzazione del know-how tecnologico per le imprese del distretto valligiano», ha trovato parere favorevole da parte degli imprenditori valgobbini, inclini ad un cambio di produzione e di prospettive in seguito alla crisi economica che sta affliggendo il settore metallurgico. L’analisi tecnologica ha trovato parecchie compatibilità tra le diverse realtà locali e i dieci settori che detengono il maggiore successo: primi fra tutti, la distribuzione dell’acqua potabile e la realizzazione di impianti termici e solari. E proprio il primo campo, quello dell’acqua, ha già trovato riscontro positivo con l’avvio del progetto di lavoro. Un altro tessuto che non conosce crisi è quello biomedicale, con ampio interesse nel pensiero industriale valgobbino. La testimonianza ha aiutato gli imprenditori a capire quale sia la strada giusta per il futuro. Nel corso della discussione Daniele Triva ha diffuso cenni storici ed economici della propria azienda. Una realtà nata nel 1979 nella zona industriale di Collebeato, senza attrezzature, senza un sapere scientifico, senza risorse economiche e con una sola produzione: quella di contenitori in plastica, tra l’altro non realizzati internamente, ma per conto terzi. L’impresa è partita da un’iniziativa di collaborazione familiare tra padre e figlio, con l’ingegnere Triva che, specializzato in chimica, ha deciso di levarsi l’etichetta del “produttore di contenitori” e vestire l’abito di imprenditore nella biomedicina. Nel 1984 la Copan acquistò le prime attrezzature e i macchinari per lo stampaggio di materiali plastici, in particolare provette e contenitori medici. Il successo arrivò pochi anni dopo, quando venne messa in commercio la pipetta Pasteur, una cannuccia in grado di trasferire del liquido da un recipiente all’altro. L’azienda non si limitava più, quindi, a realizzare semplici prodotti in plastica, ma a dare una soluzione per la conservazione e il prelievo di campioni umani. Un bene indispensabile, secondo la testimonianza di Triva, rappresentato dalla volontà delle persone di curarsi. La collaborazione con numerosi istituti medici e laboratori ha portato l’azienda a chiedersi quali fossero gli strumenti necessari per la cura sanitaria. Un altro spunto è giunto dall’ingresso nel mercato americano, tra il 1993 e il 1995, che ha portato l’impresa ad aprire un ramo anche oltreoceano. Un altro problema che attanaglia l’economia europea è l’eccessiva concorrenza, spesso sleale, dei Paesi emergenti e d’Oriente. In questo caso, i prodotti della Copan non sono divorati dal mercato, come è successo a molte realtà, tra cui Lumezzane, ma presentano un brevetto particolare, una regolamentazione governativa e, soprattutto, prezzi buoni per impedire una giungla economica. L’azienda bresciana, che realizza anche terreni di coltivazione per i batteri e i virus, ha attivato alcune collaborazioni con società informatiche per dare un aspetto più tecnologico e funzionale ai propri materiali. Per finire con la produzione di dispositivi per scatolare le garze: un successo inaspettato. La sfida che giunge da questa testimonianza è che l’impresa Lumezzane deve sfruttare il proprio potenziale, impareggiabile rispetto agli altri Paesi. L’acciaio e la plastica, che ne hanno fatto la storia, possono essere integrati con altri materiali per la realizzazione di strumenti medici, in una prospettiva d’aggregazione con altre imprese della stessa filiera.

Fabio Zizzo


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